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giovedì 28 marzo 2024

Cayce e l’olocausto

di Rabbi Yonassan Gershom
Mentre stavo partecipando ad una conferenza dell’A.R.E. nel 1993 con un
discorso sulla reincarnazione e sull’Olocausto fui avvicinato da vari individui, sia
ebrei sia cristiani, che avevano tutti sentito la stessa diceria fastidiosa: che Edgar
Cayce aveva attribuito la sofferenza degli ebrei durante l’Olocausto al karma delle
vite passate. Questo karma a sua volta avrebbe avuto origine in “qualcosa che gli
ebrei avevano fatto ai tempi biblici”.
E’ comprensibile che questa diceria turbasse questi ricercatori di anima così
buona. Non soltanto diffamava Edgar Cayce, ma incolpava le vittime dei crimini di
guerra dei nazisti. Ma sembrava che nessuno sapesse che cosa fosse questo
“karma biblico” e nessuno aveva un riferimento preciso dal materiale stesso di
Cayce. Tutti l’avevano semplicemente “sentito da qualcun altro”. Come spesso
succede con le dicerie, questa continuò a girare senza arrivare da nessuna parte.
Come rabbi che scrive sulla reincarnazione anch’io avevo sentito questa teoria
del “dare la colpa alla vittima” sulle atrocità dei nazisti. Infatti le mie schede sono
piene di lettere da esperti proclamatisi tali che mi portano direttamente al “vero
significato” dell’Olocausto. Proprio perché la questione del “karma ebraico” è stata
sollevata così tante volte prima, la domanda rivoltami a Virginia Beach non fu una
grande sorpresa.
Questa volta però, siccome ero proprio là nel quartier generale dell’A.R.E. con
accesso diretta a oltre 14.000 letture di Cayce nelle schede, insieme ad una grande
quantità di relazioni ulteriori, decisi di prendere il toro per le corna e di fare ricerche
per conto mio nel materiale di Cayce. Ero determinato a scoprire che cosa,
eventualmente, le letture dicevano effettivamente sulle sofferenze degli ebrei
durante la Seconda Guerra Mondiale.
Come tante altre dicerie questa si rivelò un miscuglio confuso di fatti e finzioni.
Sì, Cayce menzionò davvero alcuni passaggi biblici che potrebbero essere
interpretati come riferimenti all’Olocausto. Ma no, questi stessi versi non dicono
necessariamente che l’Olocausto fosse un ripagare karmico. Al contrario. Credo
che Cayce si stesse riferendo al ritorno degli ebrei al paese di Israele! Se ho
ragione, allora questa è una profezia avveratasi, cosa che è stata generalmente
trascurata dalla generazione precedente di studiosi !
Per comprendere come sono arrivato a questa conclusione sbalorditiva che
capovolge la diceria del “ripagare karmico” vi invito a seguirmi in una ricostruzione
del mio lavoro di studioso da detective. In questo saggio seguiremo un cammino
affascinante di indizi, a volte ovvii e a volte nascosti, per risolvere questo mistero
esoterico.
Scoprii che pochissime letture di Cayce menzionano direttamente sia gli ebrei
sia l’Olocausto. Infatti la maggior parte delle domande sulla Germania nazista era
concentrata sulla politica e l’economia. Dobbiamo ricordarci che subito prima della
seconda Guerra Mondiale gli Stati Uniti e l’Europa si stavano ancora riprendendo
dalla Grande Depressione. Allo stesso tempo la Rivoluzione russa del 1917 era
fresca nella mente di tutti, con il comunismo in ascesa sia a casa sia all’estero. E’
comprensibile che molti dei clienti di Cayce fossero molto interessati a sapere come
la situazione politica in Europa avrebbe influenzata i loro investimenti d’affari. (Vedi
lettura 261-14).
Vidi velocemente che l’ascesa di Adolf Hitler, con la sua nomina a
cancelliere della Germania nel 1933, era in cima alla lista delle
preoccupazioni. Da una parte Hitler stava portando la ripresa
economica all’Europa. Ma dall’altra il lato oscuro del regime nazista si
stava già rivelando, con il militarismo nascente, il controllo rigido della
stampa e la persecuzione degli ebrei e di altre minoranze.
Le domande poste a Cayce durante questi anni rivelano chiaramente la paura e
la confusione che pervasero il mondo occidentale in quel periodo: era sicuro
investire in Europa? Hitler sarebbe rimasto al potere ? Ci sarebbe stata la guerra?
Gli Stati Uniti vi sarebbero stati coinvolti?
Il 4 novembre 1933 un piccolo gruppo di persone si riunì a Staten Island, New
York, per ricevere una lettura medianica da Cayce sulla “situazione politica che
esiste in Germania proprio oggi, analizzando la politica del regnante attuale
[Hitler].” (3976-13) Questa “lettura su Hitler” si rivelò uno di quei casi in cui, per
motivi che possiamo soltanto supporre, il Cayce dormiente veniva orientato nella
direzione sbagliata.
La lettura iniziò in modo accurato, descrivendo come l’impatto negativo del
Trattato di Versailles aveva demoralizzato il popolo tedesco, preparando la strada
per l’ascesa del nazismo. La maggior parte degli storici oggi sarebbe d’accordo con
questa analisi. Ma poi la lettura si allontanò dal bersaglio. Ciò che arrivò dopo fu un
ritratto molto ottimistico di Hitler come un leader “guidato psichicamente” che era
stato “chiamato per uno scopo”. Se avesse evitato l’imperialismo, dissero le letture,
la politica di Hitler avrebbero “prodotto la luce per il mondo”, e alla fine avrebbe
portato ad “un nuovo ideale nel cuore, nella mente della gente.” Adolf Hitler poteva
effettivamente migliorare la relazione fra Francia e Germania, esso disse, e le voci di
guerra erano solo propaganda.
E’ facile riconoscere che questa parte della lettura era completamente sbagliata.
Mentre veniva canalizzata, si può soltanto sperare che ci fossero delle persone nella
stanza che erano scioccate per ciò che arrivava attraverso Cayce. Ma le domande
continuarono, inclusa “Analizzate l’atteggiamento di Hitler nei confronti degli ebrei”.
L’espressione esatta delle domande era molto importante. E anche la ragione
del cliente per richiedere l’informazione. Se la domanda era troppo vaga o il motivo
del ricercatore non era puro, allora la qualità del materiale ricevuto poteva essere
seriamente influenzata. Cayce stesso descrisse il problema così: “Il tentativo quindi
di interpretare o di leggere tali documenti [psichici] dipende molto
dall’atteggiamento, dal desiderio dell’individuo o dall’entità-anima che cerca di
conoscere questi. Ma il desiderio stesso di questo può essere offuscato
dall’individualità di un’entità, tanto da causare deviazioni da ciò che potrebbe
essere un’interpretazione per delle influenze costruttive.” (1608-1) “Poiché pensieri
sono cose, e quando scorrono vengono fatte delle impressioni su ciò che
chiamiamo tempo e spazio. Perciò spesso regna la confusione . . . nel distinguere
fra ciò che era il pensiero di un individuo e ciò che era l’effettiva attività.” (1562-1)
La lettura su Hitler era un risultato di una scarsa sintonizzazione psichica?
L’espressione poco chiara aveva invocato del materiale ambiguo che più tardi fu
frainteso? Secondo me la risposta a entrambe le domande è “sì”. Per esempio,
quando gli chiesero di “analizzare l’atteggiamento di Hitler nei confronti degli ebrei”
il Cayce dormiente rispose:
“Quando viene considerato il carattere di coloro che hanno ricevuto, in un certo
qual modo, i loro ordini - o i dettami dell’attività del direttore negli affari - allora si
comprenderà come mai questo non è altro che quella dizione che fu data
nell’antichità; e come mai quei popoli, sebbene fossero stati chiamati - si sono
allontanati di molto, e come la loro ribellione e il loro immischiarsi negli affari degli
altri li ha piuttosto portati nella loro posizione attuale.” (3976-13)
Notate come Cayce rispose alla domanda precisa postagli - analizzando
l’atteggiamento di Hitler! Tolto dal suo contesto potrebbe facilmente sembrare che
questo passaggio incolpasse gli ebrei dell’Olocausto. Ma è questa una verità
universale sul karma o semplicemente un riassunto delle credenze contorte di Hitler
stesso? Per occuparci di questa domanda dobbiamo ora considerare il prossimo
indizio nel nostro piccolo mistero: per chi venne dato effettivamente la lettura?
Secondo i documenti dell’A.R.E. l’idea della lettura fu suggerita da una lettura
data il giorno precedente, per un antisemita sfacciato che si trasferì nella Germania
nazista nell’aprile del 1938. Nel dicembre 1938 egli scrisse a Cayce da Monaco,
elogiando il regime di Hitler e dichiarando che ogni rapporto negativo contro Hitler
non sarebbe stato altro che “una campagna malevola degli ebrei per danneggiare il
commercio tedesco.” (Vedi i rapporti per lettura 378-50.)
Egli era anche molto soddisfatto del modo in cui Hitler stava trattando “la
questione degli ebrei”. Incitò gli Stati Uniti a seguire l’esempio posto da Hitler, il
quale “non fece altro di ciò che Cristo fece nel Tempio” - evidentemente un
riferimento a come Gesù capovolse i tavoli dei cambiavalute. Questa allusione è
maggiormente inquietante quando ci rendiamo conto che egli scrisse questo dopo
la Kristallnacht, l’infame “Notte dei Cristalli”, quando i nazisti sfasciarono,
bruciarono e saccheggiarono centinaia di imprese di proprietà ebrea.
Tale era l’uomo la cui lettura personale aveva suggerito una lettura più
personale su Hitler. Questo collegamento psichico ha forse messo fuori strada la
lettura su Hitler ? I pensieri pro nazisti dell’uomo influenzarono forse la coscienza di
Cayce mentre stava incanalando le informazioni? Io penso di sì. E’ possibile che
Cayce stesse leggendo effettivamente la sua mente, piuttosto che ricevere le
informazioni da una fonte spirituale superiore. Secondo me era un
caso di rifiuti che entrano e rifiuti che escono.
Dalla prospettiva di questa persona, però, la lettura su Hitler deve
essere sembrata una conferma divina delle sue stesse credenze
naziste. Dobbiamo tenere in mente che i nazisti erano molto interessati
all’ “occulto” e che spesso abusavano di insegnamenti psichici per i
loro propri fini. Secondo Dusty Sklar in I Nazisti e l’Occulto molti circoli
esoterici di quel periodo stavano sposando delle idee bizzarre del
19esimo secolo sull’evoluzione umana, miste alla mitologia antica. Alcune di queste
teorie pseudo-scientifiche incolpavano “gli ebrei” per ogni male sulla faccia della
terra, inclusa la Caduta originale dall’esistenza spirituale a quella materiale.
“L’antisemitismo tedesco”, scrive Sklar, “fu alimentato da una corrente clandestina
di culti segreti che scorreva come una fogna al di sotto di Vienna e di altri centri
culturali.”
Anche in America l’antisemitismo infuriava. Prima che gli Stati Uniti entrassero
in guerra nel 1942 Adolf Hitler aveva molti simpatizzanti americani, persino fra i
cosiddetti “buoni cristiani”.
Data questa atmosfera penso che possiamo assumere con sicurezza che gli
amici intimi nazisti di questo uomo fossero deliziati a pensare che le loro idee
fossero state confermate da un sensitivo credibile. Senza dubbio lo raccontarono
ad altri che lo raccontarono ad altri ancora - al punto che una “tradizione orale”
molto confusa sul “karma negativo degli ebrei” continua a circolare nel nome di
Cayce fino ad oggi.
Cayce stesso non era nazista, né lo accuso personalmente di antisemitismo.
Quando era sveglio Edgar Cayce era un uomo di buona volontà, e le letture di cui
era il canale affermarono chiaramente il valore di ogni vita umana. Inoltre Cayce
contava molti ebrei fra i suoi amici e sostenitori più stretti. E’ per questa stessa
ragione che dobbiamo esaminare attentamente questa questione del “karma degli
ebrei” per salvare il grano e evitare per sempre il loglio.
Ma anche se dovessimo prendere la lettura su Hitler per il suo valore apparente
come giudizio contro gli ebrei (cosa che non faccio certamente!), da nessuna parte
sostiene il genocidio, né si riferisce ai campi di concentramento. Invece
immediatamente dopo aver esaminato l’atteggiamento di Hitler nei confronti degli
ebrei la lettura continua a citare una profezia biblica:
“Essi [gli ebrei ?] non leggono ciò che è stato dato? ‘Quando abbandonerete le
mie vie sarete sparpagliati, sarete senza quelle cose che vi darebbero conoscenza -
finché quel tempo non sarà compiuto’. Per cui l’atteggiamento [di Hitler] che viene
assunto è piuttosto un avverarsi di quella profezia che è stata fatta ed è l’inizio del
ritorno che deve avvenire su tutta la terra.” [Parentesi e corsivi sono miei] (3976-13)
Notate come la lettura si sposta dall’antisemitismo di Hitler e si muove verso
l’avverarsi di una profezia sull’ “inizio del ritorno”. Quando lessi questo passaggio
per la prima volta mi ricordai le parole di Mosè al popolo ebraico nel libro biblico del
Deuteronomio:
“Egli (Dio) vi raccoglierà di nuovo dai paesi dove Egli vi ha sparpagliati. Anche
se Egli dovesse esiliarvi ai quattro angoli del mondo il Signore (YHVH) vostro Dio vi
raccoglierà da lì; da lì Egli vi porterà a casa.” [Corsivo mio] (Deut. 30:3-
4)
Ai giorni di Edgar Cayce c’erano sia degli ebrei sia dei cristiani che
vedevano la Seconda Guerra Mondiale come “il tempo della fine” e che
stavano aspettando che si avverassero le profezie bibliche sul “Grande
Ritorno”. Per i cristiani questa attesa era collegata con la Seconda
Venuta di Cristo. Per gli ebrei la stessa profezia significava la venuta
dell’Era Messianica, quando gli ebrei sarebbero ritornati alla terra
Promessa, e tutto il mondo sarebbe vissuto in pace. Molte delle letture di Cayce di
quel periodo suggerirono che la seconda Guerra Mondiale fosse Armagheddon,
l’ultima battaglia fra il bene e il male. (Vedi 3976-15)
Secondo il Rabbi Zalman Schachter, che fuggì all’Olocausto, c’era un grande
fervore messianico nelle comunità hasidiche di quel tempo, sia in Europa sia in
America:
“Nel 1943 il [sesto] Lubovitcher Rebbe [Joseph I. Schneerson, morto nel 1950]
pubblicò diverse lezioni su come il Messia stava presto arrivando. L’esilio [golus]
stava venendo al suo termine, disse il Rebbe, ed era quello che stava succedendo in
Europa. Era mechevalei moschiach, le “doglie della nascita del Messia... Tutti
dicono sempre che noi ebrei non ne sapevamo nulla [del genocidio]. Come
potevamo non saperne ? Andate alla Cronaca Ebraica di Londra e guardate i titoli
per quegli anni: ’10.000 ebrei uccisi a Biastolok’... Quei titoli erano spaventosi. Così
il Messia venne atteso molto presto - è tutta una questione di documenti pubblici
nei circoli di Lubovitch.”
Ritornando nel 1933, i ricercatori che erano presenti quando Cayce faceva da
canale per la lettura su Hitler erano anche consapevoli della persecuzione degli
ebrei in Europa, come indicato da questo scambio:
“D - Che cosa ne dovrebbe essere degli ebrei ?
R - Essi dovrebbero ascoltare quella chiamata data nei tempi antichi. Il loro
raccogliersi nel loro proprio paese.” (3976-13)
Questa risposta suona come un ripagare karmico? Predice un Olocausto? No,
non predice questo. La lettura ci rimanda invece al compimento di una promessa
biblica ben nota al popolo ebraico: il ritorno nella loro patria ancestrale !
Naturalmente, se dovessimo fare assegnamento soltanto alla lettura su Hitler
per trarre questa conclusione, patineremmo su un ghiaccio molto sottile.
Fortunatamente questo non è l’unico passaggio in cui Cayce parlò degli ebrei che
ritornano in Palestina. Una serie di centinaia di letture venne data per un direttore
commerciale ebreo che era un membro di lunga data dell’A.R.E. Oltre ai consigli per
gli affari egli cercò anche delle risposte di tipo più filosofico. La sua lettura per il 25
settembre 1939 contiene lo scambio seguente sulla Seconda Guerra Mondiale:
D - Per quale vero scopo avviene la guerra attuale?
R - Leggi in Daniele, gli ultimi due capitoli, e vedi; anche il 31esimo del
Deuteronomio - e lo vedremo.” (257-211)
Quando consultai gli ultimi due capitoli del Libro di Daniele
trovai che erano profezie sugli “ultimi giorni”. In quel periodo,
secondo la Bibbia, un re simile a Hitler sarebbe apparso e avrebbe
“esaltato e magnificato se stesso al di sopra di ogni dio, e contro il
Dio degli dei pronuncerà delle bestemmie mostruose... A nessun dio
egli farà attenzione, bensì esalterà se stesso al di sopra di tutti loro.”
(Daniele 11:36-37) Lo stesso tiranno avrebbe anche perseguitato “il popolo che
conosce il proprio Dio”.
Lo spazio non permette qui un’analisi verso per verso di Daniele 11 e 12, ma
vorrei proporre un modo generale di interpretazione. Per seguire qui il mio
ragionamento è importante ricordare che tutto il Vecchio Testamento - incluso il
Libro di Daniele - è in origine ebraico. Quando gli ebrei leggono le profezie di
Daniele sugli “ultimi giorni” non le vedono come riferimenti cristiani alla Seconda
Venuta di Cristo. Invece questi passaggi vengono interpretati come le parole di un
profeta ebreo che parla al suo stesso popolo, gli ebrei che soffrono in esilio.
Come abbiamo già imparato, questo uomo che chiese del “vero scopo” di
questa guerra era lui stesso ebreo. Perciò è ragionevole assumere che le letture gli
avrebbero parlato nel contesto della sua stessa religione. E sicuramente, se
esaminiamo il Libro di Daniele con occhi da ebreo, leggendo “il popolo” come “gli
ebrei in esilio”, questi passaggi si animano quando vengono paragonati con
l’Olocausto:
“Egli [il re malvagio] si volterà e sfogherà la sua furia contro la Santa Alleanza. .
. Essi istituiranno la cosa abominevole che causa desolazione... E coloro che
agiranno malvagiamente contro l’Alleanza corromperanno per mezzo di lusinghe;
ma il popolo che conosce il suo Dio sarà forte e farà delle azioni eroiche (o reagirà
lottando). E quelli che comprendono fra il popolo istruiranno molti; ma cadranno
per mezzo della spada, del fuoco, della prigionia e del profitto per molti giorni.”
(Daniele 11:30-33)
Nel gergo ebraico qualsiasi riferimento all’ “Alleanza” si riferisce
automaticamente alla Rivelazione sul Monte Sinai e all’eterna promessa di lealtà fra
Dio e il popolo ebraico. Visto in questo contesto Adolf Hitler in effetti “agì
malvagiamente contro l’Alleanza” oltraggiando tutti e tutto ciò che era ebreo.
“Corruppe” anche il popolo tedesco “per mezzo di lusinghe” rivendicando che
fosse una “razza padrone” destinata a governare il mondo. “La cosa abominevole
che causa desolazione” menzionata da Daniele viene di solito interpretata come
qualche tipo di idolatria. Ma potrebbe anche riferirsi ai campi di concentramento,
dove milioni di persone furono bruciati sull’altare satanico della follia nazista.
Quindi la profezia continua:
“E alcuni fra quelli che comprendono cadranno per metterli alla prova e per
purgarli e per renderli bianchi [purificarli], fino al momento della fine; perché è
ancora per un periodo di tempo fissato.” (Daniele 11:35)
Di nuovo dobbiamo ricordare che quando gli ebrei leggono questi versi li
vedono come riferimenti ai martiri ebrei. Storicamente ci sono numerosi racconti di
testimoni da parte di rabbi hasidici che incitarono i propri seguaci ad accettare la
morte da martire come una forma di purificazione, sia personale sia collettiva. Per
esempio Rabbi Israel Shapiro, il Rebbe Hasidico di Grodzisk, Polonia, che attinse a
questo linguaggio figurato in Daniele quando disse ai suoi seguaci nel campo di
concentramento di Treblinka:
“Queste nostre sofferenze sono fatte per precedere la venuta del Messia. Se è
stato decretato che dobbiamo essere le vittime delle doglie messianiche, che
dobbiamo andare in fiamme per annunciare la redenzione, allora dovremmo
considerarci fortunati di avere questo privilegio. Le nostre ceneri serviranno per
ripulire il popolo di Israele che rimarrà, e così la nostra morte accelererà il giorno in
cui il Messia apparirà.”
Secondo i racconti di testimoni oculari Rabbi Shapiro e i suoi Hasidim
entrarono nelle camere a gas a testa alta, cantando le parole di Maimonides: “Credo
con fede perfetta nella venuta del Messia, e anche se egli può tardare crederò pur
tuttavia...” Naturalmente non tutte le vittime dell’Olocausto morirono con tale
consapevolezza. Ma “alcuni fra quelli che comprendono” lo fecero davvero e
“alcuni” è ciò che la profezia disse.
La seconda parte biblica menzionata nella lettura del sig. [257] fu
Deuteronomio 31 che apre con la dichiarazione fatta sul letto di morte
di Mosè. Il vecchio profeta ha ora 120 anni, e Dio gli ha ordinato di non
attraversare il fiume Giordano. Perciò Mosè consegna il comando a
Giosuè, con istruzioni chiare: “Sii forte e fatti animo, poiché tu entrerai
con questo popolo nel paese che il Signore ai loro padri giurò di darvi,
e tu gliene darai il possesso.” (Deut. 31:7)
Negli anni un gran numero di persone mi ha citato questo passaggio come
prova che le battaglie degli israeliti con i cananiti sono l’origine karmica per le morti
degli ebrei nella Germania nazista. Secondo questa teoria le persone che furono
uccise dall’esercito di Giosuè ritornarono per dar libero corso alla vendetta. Se
interpretiamo karma come semplice pan per focaccia, allora questo argomento
potrebbe funzionare. Ma mi chiedo seriamente se questo è ciò che Cayce intese
veramente, per un numero di motivi.
Per prima cosa le letture di Cayce asseriscono che Giosuè e Gesù fossero la
stessa anima, un’entità nota come “Aemilius” nel mondo preesistente dello spirito
(vedi 991-1). Sia il Cayce sveglio sia quello dormiente riverirono profondamente
Gesù come maestro spirituale perfetto, il portatore della luce di Cristo. Nel contesto
di queste credenze non sarebbe coerente per Cayce sostenere che Giosuè - l’anima
che sarebbe diventata Gesù - abbia fuorviato gli ebrei in un tale karma negativo che
risultò nella morte di milioni di persone 3000 anni dopo !
Infatti, da sveglio Cayce vedeva Giosuè come un guerriero giusto che combatté
al servizio di Dio. Secondo Robert Krajenke, una volta Cayce paragonò le battaglie
di Giosuè alla conquista degli indiani d’America da parte degli europei per creare
“una nazione cristiana”. Anche se possiamo rabbrividire a questo modo superato di
vedere la storia, dobbiamo ricordare che il “destino manifesto” era una credenza
comune ai giorni di Cayce. Ben lungi dal vedere l’invasione di Canaan come
responsabilità karmica, Cayce vedeva le battaglie di Giosuè come guidate dal divino
per uno scopo più elevato.
Inoltre dobbiamo chiederci anche: se la lettura in questione facesse un
collegamento karmico fra la Seconda Guerra Mondiale e le battaglie di Giosuè, non
avrebbe più senso riferirsi direttamente al libro di Giosuè, dove le battaglie hanno
luogo? Perché portarci invece al letto di morte di Mosè?
E’ mia opinione che il riferimento di Cayce fosse davvero una predizione sul
nuovo stato di Israele, espressa in una metafora che non venne compresa
correttamente negli anni ’30. Con il senno di poi della storia possiamo ora vedere
l’analogia con maggiore chiarezza: la vecchia generazione di ebrei in Europa,
simboleggiata da “Mosè nel deserto”, stava giungendo al suo termine. E come Mosè
molti dei saggi della generazione dell’Olocausto non sarebbero vissuti per vedere il
raccolto promesso. Ma la nuova generazione di “Giosuè” sarebbe stata “forte e di
animo buono”. Avrebbe “attraversato il Giordano” e “posseduto il paese” - come
effettivamente accadde con la fondazione dello stato di Israele nel 1948.
Il fatto stesso che Cayce raccomandò gli ultimi capitolo di Daniele e del
Deuteronomio ad un ricercatore ebreo suggerisce, almeno a me, che il “vero scopo”
di questa guerra sia collegata con la fine dell’esilio durato 2000 anni! Naturalmente
alcune anime individuali possono aver scelto di usare l’Olocausto o la guerra stessa
come un modo per elaborare il karma personale. Questo succede in qualsiasi
avvenimento. Ma per il popolo ebraico sul livello collettivo la Seconda Guerra
mondiale era mechevalai moschiach, le “doglie della nascita del Messia” - il dolore
e le sofferenze che arrivano sempre quando qualcosa di nuovo nasce nel mondo.
Nella comunità ebraica tradizionale di oggi l’idea che “dalle ceneri di Auschwitz
nacque la fenice di Israele” è una teologia comunemente accettata. Ma, d’altra parte,
la società attuale di Israele è difficilmente l’utopia gloriosa predetta dalla profezia
biblica. Molto ebrei, incluso me stesso, vedono il nazionalismo militante della
società israeliana come contraria sia alla legge sia allo spirito della Torah, e
l’assassinio nel 1996 del Primo Ministro Yitzchak Rabin (il suo nome venga
ricordato come benedizione) è un ricordo triste di quanta strada abbiamo ancora da
fare. Come posso quindi accettare l’idea che il ritorno in Israele fosse l’avverarsi
della profezia biblica ?
Mi sono scervellato su questa domanda per molti anni. Poi, mentre stavo
facendo la ricerca per questo saggio, trovai un bellissimo insegnamento di Rabbi
Abraham Isaac Kook, anche noto come Rav (alto studioso) Kook, il primo rabbi
capo di Israele. Rav Kook una volta paragonò l’establishment dell’Israele moderno
al processo originale di erigere il tempio sacro a Gerusalemme. Mentre la squadra di
costruzione stava innalzando l’edificio, Rav Kook spiegò, tutti potevano camminare
dovunque sul sito del tempio. Ma una volta che il tempio era completato e
formalmente consacrato a Dio, solo l’alto sacerdote poteva entrare nel sancta
sanctorum. Allo stesso modo gli avvenimenti ordinari che circondano la nascita
dello stato di Israele non sono il prodotto finale, ma solo il lavoro fallibile di gente
comune che sono ancora nel processo di “costruire il santuario”.
Ciò che è vero per una giovane nazione in lotta è anche vero per il nostro
pianeta nel suo insieme. Tutti noi siamo come quegli operai che costruiscono il
tempio, che si sforzano di ricostruire un santuario dalle ceneri fumanti. Sia che lo
vediamo come profezia o sociologia, la Seconda Guerra Mondiale ha segnato la
“fine del mondo” come i nostri antenati lo conoscevano, e il periodo
immediatamente seguente ci ha catapultato in una nuova era di consapevolezza.
Allo stesso tempo stiamo ancora togliendo le macerie nel villaggio globale, e il
processo di tikkun olam - riparare il mondo - è ben lungi dall’essere finito. Ognuno
di noi, Ebrei e Pagani allo stesso modo, abbiamo molto lavoro da fare. Perciò
dedichiamoci alla guarigione planetaria, ognuno a modo suo, così che l’era
promessa della pace messianica possa sorgere finalmente come la fenice dalle
ceneri.
(Venture Inward, marzo/aprile 1997)
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