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venerdì 19 aprile 2024

La croce – simbolo del nostro viaggio spirituale sulla Terra

La croce è un simbolo sacro eterno collegato con la trascendenza. Compare in varie forme nelle culture antiche col significato della discesa del sé dal mondo spirituale nel regno dei sensi, il suo incontro con l‘esistenza materiale e la sua ascensione di ritorno alla fonte da cui è venuto.
Nel suo libro notevole Dizionario del linguaggio sacro di tutte le scritture e miti G.A. Gaskell la descrive come il “simbolo della vita manifestata del Logos, delle nature superiori ed inferiori e del Raggio Divino che attraverso il quaternario”. Significa involuzione e anche evoluzione. Nel caso della croce latina, il braccio orizzontale indica la divisione tra la natura superiore e quella inferiore. Il braccio verticale è un simbolo del Raggio Divino o Albero della Vita che, come vibrazione atomica, passa dal Supremo direttamente in basso attraverso tutti i piani. Questo, considerato dal punto di vista dell’aspetto inferiore, è un simbolo di aspirazione verso l’unità con il Divino.
Il corpo umano, quando sta dritto con le braccia distese, forma una croce che significa la coscienza che ascende nell’esperienza fisica ed attraverso essa. Origene, uno dei primi padri della chiesa cristiana, insegnò che la vera postura della preghiera è stare con le braccia distese, e l’uomo o la donna che stava nello spazio con le braccia distese era, come fu per gli antichi, il simbolo della Divinità Benefica.
l’Ankh
Una delle versioni meglio note della croce usata in tempi antichi era l’Ankh egizio, il simbolo della Vita. In quanto l’impugnatura non è un cerchio perfetto, a volte visto come simbolo dei piani superiori , significa che le attività o le energie passano dall’alto in basso e nuovamente verso l’alto. Secondo il grande filosofo greco Pitagora, quando l’anima discende dal confine, dove si incontrano lo Zodiaco e la Galassia, da una forma sferica, che è l’unica forma divina, è allungata per la sua tendenza verso il basso.
Una croce all’interno di un cerchio ha fatto parte della simbologia sacra degli indiani del Nordamerica ed è stata trovata altrove nel mondo su siti archeologici che risalgono a migliaia di anni fa. In una grotta sull’Isola della Gioventù a Cuba è stata trovata una croce curva scolpita nella parete rocciosa. Secondo la gente del luogo è l’opera del misterioso “popolo del mare” di origine sconosciuta. Questo “popolo del mare” sarebbe forse potuto essere venuto dalla regione mediterranea o da Atlantide?
Benché l’uso della croce come simbolo sacro predati il cristianesimo, acquisì un significato accresciuto dalla natura della morte di Gesù e dalla sua resurrezione successiva. Tuttavia non fu usata come simbolo cristiano fino alla metà o fine del secondo secolo d.C. Sebbene per molti cristiani la croce rappresenti la grande passione di Cristo, il sacrificio di Dio nella creazione, la Divinità che diede la Sua vita per i peccati dell’umanità, quando è compresa come un simbolo archetipo nel contesto cristiano, rappresenta l’esperienza o il processo collegato con la vita di Cristo, la vita permeata di amore, sacrificio di sé e servizio e l’unione risultante con Dio, disponibile per tutta l’umanità. Nel suo libro Il mistero divino, R. J. Campbell afferma che il grande segreto aperto del cristianesimo sia la croce. “Nella croce, per tutti coloro a cui importa di imparare, è ricapitolato l’intero significato del travaglio e dell’agonia del mondo. Eppure nella croce vi è anche la speranza del nostro trionfo finale in collaborazione con la volontà di Dio.”
Ripetutamente le letture di Cayce si riferiscono alla croce non soltanto come il simbolo del sacrificio finale fatto da Gesù quando ha superato il mondo, ma anche come rappresentante di una condizione necessaria che noi come individui dobbiamo affrontare se vogliamo avanzare spiritualmente nel nostro viaggio attraverso la vita qui sulla Terra. Per ciascuno di noi quell’incontro di crescita dell’anima varia nel modo e nell’intensità, a seconda di ciò su cui dobbiamo lavorare in una data vita. Via via che tutti noi affrontiamo coscientemente e gioiosamente le sfide e superiamo gli ostacoli che incontriamo mentre rispondiamo allo scopo della nostra anima qui sulla Terra, prendiamo su la nostra croce e Lo seguiamo.

Quando offrì una lettura per il capitolo intitolato “La Croce e la Corona” nella serie di lezioni sullo sviluppo spirituale, la fonte di Cayce disse questo riguardo alla croce: “Nello studio, nel pensiero, si trova che questo sia stato sperimentato da tutti – che ci fu la necessità, per la comprensione dell’uomo, per l’ingresso del Figlio dell’uomo, e che la Croce diventi l’emblema di Colui che offrì se stesso, spontaneamente. Per quella causa, per quello scopo Egli venne nel mondo, affinché Lui stesso – nel superare il mondo – potesse acquisire la Corona. Così tutti, nelle loro rispettive vite, nelle proprie esperienze, trovano la loro croce nel superare il mondo, nel superare quelle cose, quelle condizioni, quelle esperienze che non solo li metterebbero in condizione di affrontare i problemi della vita ma anche di diventare eredi con Lui della Corona della gloria.” (262-36)
Non sorprende che Cayce stesso scegliesse la croce come elemento centrale per l’emblema dell’A.R.E. poco dopo che fu fondata. Forse sarebbe più giusto dire che fu scelto per lui alla fine di una lettura che fece nel luglio 1934. “La Croce come emblema, con la colomba e il ramo d‘olivo, porta la pace a coloro che cercano piuttosto di dare al prossimo ciò che è utile e incoraggiante nelle loro esperienze … Gloriatevi nelle promesse del vostro Signore, del vostro Maestro, vostro fratello, in quelle cose che Egli vuol fare sulla terra attraverso i vostri deboli sforzi. Poiché Egli vi darà la forza e vi sosterrà per far fronte ai fardelli del giorno, dell’ora. Non perdetevi d’animo. Non siate troppo ansiosi, poiché i Suoi modi sono i vostri modi se cercate di lasciarLo fare a modo Suo con voi. La Croce diventa più luminosa, eppure c’è una croce per tutti. Senza la croce non vi è corona. Senza l’amaro, non c’è il dolce. Senza amore siete davvero perduti.”
(254-78)
Gladys Davis, la segretaria di Cayce fece un appunto che affermava che i presenti alla lettura la interpretavano come un messaggio di incoraggiamento per il personale dell’organizzazione allora alle prime armi.
Da: Venture Inward Newsletter, inverno 2014


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