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mercoledì 24 aprile 2024

Verso Un Cristo Universale

Edgar Cayce, con la sua mente più profonda in completa unione
con la Coscienza Universale, ci chiese: “Che cosa farete con
quest’uomo di Nazareth – Jeshua di Gerusalemme, Giosuè a Shiloh,
Giuseppe alla corte del Faraone, Melchizedek quando benedisse
Abramo, Enoch quando mise in guardia il popolo, Adamo quando
ascoltò Eva?” In una lettura per una persona che aveva avuto
un’educazione sia ebraica che cristiana e stava combattendo per
decidere quale religione preferire, la Fonte delle letture di Cayce
domandò: “Non hai trovato che l’essenza, la verità, la verità reale è
UNA? Misericordia e giustizia, pace ed armonia. Perché senza Mosè eil
suo capo Giosuè (che era un’incarnazione di Gesù) non vi è alcun
Cristo. Cristo non è un uomo. Gesù fu l’uomo; Cristo il messaggero;
Cristo in tutte le epoche, Gesù in una, Giosuè in un’altra, Melchizedek
in un’altra; questi furono coloro che condussero il Giudaismo! Questi
furono coloro che vennero come il bambino della promessa, ai figli
della promessa; e la promessa è in te, affinché tu vada avanti come
Egli ti ha detto: ‘Nutri le mie pecore’.”
Evidentemente, quando è in contatto con la Coscienza Universale,
la prospettiva che Cayce ha di Gesù Cristo è molto diversa da quella
della chiesa e anche da quella del suo stesso sé esteriore. Cayce e la
sua famiglia erano dei cristiani che leggevano la Bibbia . Ma quando
metteva da parte il suo sé esteriore ed innalzava la sua mente più
profonda nell’Unione con ciò che le letture chiamavano la “Coscienza
Universale”, una nuova prospettiva su Gesù Cristo arrivava fino a noi,
una prospettiva che è più grande di una sola incarnazione e va oltre le
limitazioni tridimensionali.
Da questa prospettiva Cristo è il Verbo, il Logos, la luce universale
di Dio manifestata attraverso una persona incarnata. Le letture di
Cayce spiegano che la luce di Cristo si incarnò per la prima volta a
Poseidia in Atlantide intorno al 106 000 avanti Cristo - e lo fece per
aiutare le anime che avevano perduto la loro connessione cosciente
con Dio ed erano state intrappolate nella materia. Il Cayce in sintonia
ci vede come spiriti e menti; i corpi fisici vennero molto tempo dopo la
nostra creazione originale ad immagine e somiglianza del Creatore
Universale. Lo spirito di Cristo si rese conto che ci sarebbe voluta una
serie di incarnazioni per superare pienamente le influenze che avevano
preso possesso delle nostre menti e dei nostri cuori, ed esso venne
fuori dai cieli nella materia per aiutarci lungo la via.
Lo spirito di Cristo non si incarnò soltanto nel mondo occidentale.
Cayce spiega che dovunque venisse proclamato il concetto di un solo
Dio ed una sola fratellanza, lo spirito di Cristo fu presente. Come il
discepolo Giovanni scrisse nelle righe iniziali del suo vangelo: “In
principio era il Verbo [il Cristo] , e il Verbo era presso Dio, e il Verbo
era Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di lui; e senza di lui niente è
stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce
degli uomini. La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno
vinta. Il Verbo [il Cristo] diventò carne e dimorò fra di noi, pieno di
grazia e verità.” Una parte della trinità di Dio venne fra l’umanità per
aiutarci. Cayce dice che questo avvenne per la prima volta ai tempi
leggendari di Atlantide; poi ancora ad Eden, fra Tigri ed Eufrate; e
ancora in Egitto, e ancora e ancora, continuando persino oggi. In una
lettura di Cayce più spesso pubblicata egli dichiarò: “Perché non ci fu
mai un tempo in cui non ci fu un Cristo ...”
Molti cristiani devoti lottano contro l’editto che una persona deve
“fare il nome” per raggiungere la piena resurrezione, la redenzione e
la vita eterna. Anche le letture di Cayce citano questa espressione, ma
con una variazione importante: “Colui che vuole fare il nome deve
essere diventato perfetto in se stesso!” Quanti di noi cristiani possono
dire di aver raggiunto questo requisito? Un’altra lettura dice: “Glorifica
quel nome, quel nome, che diventa in ogni bocca quello che è stato
crocifisso, nel modo in cui il sé è crocifisso ai desideri carnali,
preferendo lo spirito di Colui che è Sacro a te stesso, e considerando il
tuo vicino come te stesso.” Usando la definizione del nome di questa
lettura, non potrebbe una persona che ha sentito poco di Gesù “fare il
nome” se lui o lei ha crocifisso i desideri carnali, preferendo la volontà
di Dio alla propria e amando il suo simile come se stesso? Il nome è
una parola o è forse spirito? La salvezza è il nome “Gesù” o amare Dio
e altri come ha insegnato Gesù? Cristo è solo cristiano o anche
universale? Dio e la manifestazione di Dio fra noi è limitata ad alcune
anime elette? Dio non ama e non cerca forse la compagnia di tutti i
Suoi figli?
“Quando un’entità, un’anima, una mente, entra [nelle dimensioni
spirituali] essa mette intorno al sé il manto, l’abito, anzi il mantello di
Cristo; non come uomo, non come individuo, bensì il CRISTO -quella
coscienza universale d’amore che vediamo manifesta in quelli che
hanno dimenticato il sé, ma, come Gesù, danno se stessi affinché altri
possano conoscere la verità.” Questa coscienza può essere ottenuta da
chiunque di qualsiasi religione o anche senza alcuna religione.
da: ‘PersonalSpirituality’, novembre-dicembre 2002
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