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venerdì 29 marzo 2024

Cayce, gli Angeli e la Bibbia

“Il periodo da Adamo a Noè rappresenta l’era fisica”, disse Cayce in uno dei suoi corsi sulla Bibbia. “Il periodo da Noè a Gesù rappresenta l’era mentale, e il periodo da Gesù in poi rappresenta l’era spirituale.” Il Vecchio Testamento è quindi la testimonianza dell’evoluzione fisica e mentale dell’umanità, il suo passaggio attraverso una miriade di esperienze spirituali mentre continua a viaggiare verso l’adempimento della promessa divina. Nella Bibbia troviamo molti segni evidenti che gli angeli sono sempre stati attenti nell’aiutare le anime sulla Terra, come era stato promesso nelle sacre scritture: “Poiché Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi. Sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede.” (Salmo 91, 11-12) Nel Vecchio Testamento ci sono molti riferimenti alle attività angeliche, ad angeli che agiscono sempre in qualità di messaggeri della conoscenza e dell’intervento divini.
Per molte persone è un fatto che disorienta quando, nel Libro della Genesi, Dio, attraverso un angelo, annuncia la nascita di un figlio ad Abramo e Sara nell’ultima parte della loro vita e poi ordina ad Abramo di sacrificare sull’altare quello stesso figlio per mettere alla prova la sua fede:
“Prendi ora tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò.” (Gen.22,2) Abramo parte per fare ciò che gli è stato detto, ma all’ultimo istante prima di uccidere Isacco sull’altare, un angelo gli ordina di non farlo, dicendogli che era solo una prova. Da sveglio Cayce gettò luce su questi avvenimenti bizzarri:
“L’offerta di Isacco è un accenno all’offerta all’umanità da parte di Dio di Suo Figlio,” Cayce spiegò. “Isacco fu salvato perché Dio fermò la mano di Abramo e fornì invece un agnello, che è il futuro del Cristo che viene offerto per i peccati del mondo. Perché quando Dio offrì in dono Suo Figlio, l’uomo aveva in mano l’opportunità di fermare quell’offerta – ma l’uomo non lo fece. Affidandosi interamente sulla promessa e confidando completamente nel Padre, il Figlio fu in grado di vincere sulla morte.” Spesso Edgar Cayce era capace di vedere i nessi fra il Vecchio e il Nuovo Testamento e osservava che ciò che accade nelle prime parti della Bibbia è emblematico per ciò che avverrà nel Nuovo Testamento, come dimostra l’esempio citato sopra.
Ci sono altre descrizioni di incontri angelici nel Libro della Genesi. Nell’ultima parte Lot preparò una festa per un gruppo di angeli e supplicò Dio di risparmiare la città corrotta di Sodoma. La sua supplica fu inutile:
“E quando apparve l’alba, gli angeli fecero premura a Lot, dicendo:’Su, prendi tua moglie e le tue figlie che hai qui ed esci per non essere travolto nel castigo della città … Fuggi per la tua vita. Non guardare indietro e non fermarti dentro la valle: fuggi sulle montagne, per non essere travolto!’” (Gen.19, 15-17) Le letture di Cayce dicono che uno degli angeli che apparve a Lot era in realtà una manifestazione dello spirito del Cristo mandato da Dio per aiutarlo.
Nei nostri tempi gli angeli ci parlano e ci mettono in guardia mediante la nostra intuizione e i nostri sogni. A volte i messaggi arrivano come una piccola voce silenziosa che ci avverte di evitare certe situazioni o rapporti. Molte persone sono testimoni del fatto che quando sfidano quella voce interiore le conseguenze da pagare sono pesanti. Ai giorni di Lot ed Abramo, gli avvertimenti e gli ammonimenti degli angeli dovevano essere manifestazioni fisiche perché gli esseri umani non erano evoluti spiritualmente a sufficienza per udire la voce interiore. Ora che siamo al massimo della nostra evoluzione spirituale siamo in grado di ascoltare la nostra voce interiore e di dare retta agli avvertimenti. Le voci dei messaggeri angelici continuano a parlare a tutti noi, ma se riusciamo a percepirle dipende da quanto sia acuta la nostra intuizione e quanto prontamente ascoltiamo quella voce interiore.
Nel Libro dei Giudici gli angeli intervennero quando gli israeliti si erano immersi nella corruzione. Annunciarono la nascita di Sansone il quale avrebbe liberato i giusti. Questo è uno schema che si ripete in tutta la storia biblica: ogniqualvolta che, negli affari dell’umanità, si causa una forte oppressione o un grande male viene mandato in aiuto un insegnante, un liberatore o un angelo. La realtà di questo intervento divino dovrebbe essere basilare per la nostra consapevolezza quotidiana. Se ci troviamo in circostanze in cui siamo assillati da oscurità e dubbio, c’è sempre una via per l’aiuto divino - ma bisogna cercarlo e richiederlo. Nei nostri tempi i numerosi racconti sugli incontri angelici sono una prova del fatto che riceviamo grande aiuto nei momenti di crisi. I molti incontri di cui si parla nei libri e in televisione e nei programmi alla radio dovrebbero essere considerati come segni che siamo guidati e protetti. E’ importante rendersi conto che gli angeli guida sono attivi ora tanto quanto lo furono ai tempi del Vecchio Testamento. Siamo sempre alla presenza del Divino; per noi si tratta solo di riconoscere questo fatto.
Nel Primo Libro dei Re, il profeta Elia è tormentato perché si sente indegno e chiede a Dio di farlo morire. Se ne va nel deserto per morire, ma viene nutrito ed incoraggiato da un angelo (I Re, 19,4-8). Elia sarebbe diventato molto importante per le generazioni future. Secondo le letture di Cayce, egli fu il fondatore della scuola dei profeti la quale avrebbe poi avuto una parte vitale nella venuta del Messia. Fu l’inizio della comunità degli esseni.
Ricordiamoci che la Bibbia è la storia di noi tutti nel nostro viaggio attraverso l’esperienza terrena. Ciò che gli antichi profeti e la gente della Bibbia ha passato, lo vivremo anche noi. E’ una disciplina giovevole leggere la Bibbia e capire che quegli stessi angeli guida ora stanno vicino a noi quanto stavano vicino ai profeti e alla gente di allora. Spesso le letture di Cayce raccomandano di leggere la Bibbia come una storia personale –perché è la storia di ognuno di noi, la nostra lotta per andare al di là delle nostre distrazioni materiali e per riunirci con Dio.
In special modo in tempi di forti crisi e di situazioni “senza speranza” gli angeli sono particolarmente attivi con noi. I miracoli accadono davvero. Il ruolo degli angeli come salvatori è evidente nel Libro di Daniele quando, gettato nella fossa dei leoni, egli dice: “Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso le fauci dei leoni ed essi non mi hanno fatto alcun male …” (Dan. 6,22) Si tende a credere che queste esperienze siano capitate agli antichi profeti perché erano “speciali” o “scelti” da Dio. Ognuno di noi è stato scelto ed è speciale agli occhi di Dio. Le Forze Creatrici non fanno distinzione fra il profeta e la persona comune. Solo l’umanità giudica chi è “superiore” o “inferiore” rispetto agli altri, e questa è soltanto un’illusione.
Più avanti nel Libro di Daniele si trova il primo riferimento all’arcangelo Gabriele:
“Intesi la voce di un uomo, in mezzo all’Ulai, che gridava e diceva: ‘Gabriele, spiega a lui la visione.’ Egli venne dove io ero e, quando giunse, io ebbi paura … ma egli mi disse: ‘Figlio dell’uomo, comprendi bene, questa visione riguarda il tempo della fine’. (Dan. 8,16-17)
Come Enoch aveva ricevuto una visione del futuro, così la ricevette anche Daniele. La visione riguardava la perfezione infine ottenuta della condizione umana mediante l’esperienza terrena e la venuta del Messia:
“Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile al Figlio dell’uomo … e gli vennero dati potere e gloria e un regno affinché tutti i popoli, nazioni e lingue lo servissero: il suo potere è un potere eterno che non tramonterà mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto.” (Dan. 7,13-14)
Il riferimento al regno non indicava un luogo fisico bensì uno stato di coscienza. Gesù disse che il regno dei cieli è dentro di noi. La profezia data da Gabriele indica anche che il messaggio di Gesù avrebbe compreso ogni “popolo, nazione e lingua”, cioè che la perfezione della manifestazione del Cristo sulla Terra avrebbe compreso tutte le speranze e tutti i desideri spirituali del mondo, fra questi anche le religioni del mondo. Sebbene ai giorni di Daniele la perfezione nel Cristo fosse lontana migliaia di anni, come noi contiamo il tempo, era una rassicurazione per le generazioni future che la promessa non era stata dimenticata, che Dio era ed è sempre memore delle anime della Terra.
Daniele riceve conforto anche dall’arcangelo Michele, con una promessa angelica che si applica a tutti noi: “ … oh Daniele, uomo prediletto, intendi le parole che io ti rivolgo e alzati in piedi: poiché ora sono stato mandato a te … Non temere, Daniele, poiché fin dal primo giorno in cui ti sei sforzato di intendere … le tue parole sono state ascoltate e io sono venuto per le tue parole.” (Dan.10, 11-12) Qui il passaggio chiave è “ti sei sforzato di intendere.” Quando desideriamo comprendere la natura spirituale della nostra vita, i pensieri stessi entrano nell’etere come messaggio alle gerarchie celesti. Ricordandoci che la forza del desiderio ha dato origine al mondo, sappiamo che tutte le cose ci saranno mostrate se ci mettiamo in uno stato di ricettività mediante preghiera, meditazione ed uno stato di attesa nella vita quotidiana. Siamo capaci di unione spirituale con Dio tanto quanto lo fu il profeta Daniele. Il problema sta nel nostro sentirci indegni. Hugh Lynn Cayce, il figlio maggiore di Edgar Cayce, disse in una conferenza: “Se vi sentite al di fuori della presenza di Dio, non sbagliatevi su chi si è mosso.” La consapevolezza spirituale è sempre più vicina del nostro respiro, ma si tende a pensare che non siamo degni di tali esperienze. Viene in mente un altro commento di Hugh Lynn: che lo stato della nostra coscienza dipende da quanti ci lasciamo guidare. Se ci sentiamo indegni di cercare l’unione con Dio, allora quel pensiero stesso diventa una barriera. D’altra parte, se crediamo e desideriamo conoscere il piano del nostro destino spirituale, esso ci verrà dato per il desiderio stesso di sapere.
Personal Spirituality, ottobre 2007
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