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giovedì 28 marzo 2024

Visite spettrali

di Sidney D. Kirkpatrick

Per quanto potessero provarci e desiderare di esserlo, la famiglia Cayce non
era gente comune – e i loro vicini di Virginia Beach lo sapevano. Due volte al
giorno Edgar si ritirava nel suo studio, entrava in trance ipnotica e, con l’aiuto
di sua moglie Gertrude, trascorreva da 45 minuti fino ad un’ora a comunicare
con il mondo dello spirito. Arrivare oltre i regni terreni era l’occupazione della
famiglia, spesso con la presenza del figlio Hugh Lynn che assisteva alle sedute
in trance, e sempre con Gladys Davis (praticamente un membro della famiglia)
che annotava ogni cosa. Quello che i vicini non sapevano era che, anche
quando era sveglio, Edgar intratteneva degli spettri che facevano un salto da
lui per una chiacchierata fra amici o, in un caso, per poco tempo presero la
residenza in una camera al primo piano.
Il nonno morto racconta delle storie della famiglia
Conversare con gli spettri non era nulla di nuovo per Edgar. Quando aveva
cinque anni nel Kentucky rurale spesso faceva due chiacchiere con il nonno
morto, Thomas Jefferson Cayce, che era morto cadendo da cavallo. Le
conversazioni spettrali del piccolo Edgar divennero una questione di grande
preoccupazione per sua zia, Lulu Boyd Cayce, che consigliò ai genitori di Edgar
di farlo vedere da un medico. O questo oppure un sacerdote. “Ha il diavolo in
lui,” disse Lulu al padre di Cayce, Leslie. “Niente di buono può venire da
questo.”
Inizialmente l’argomento era giunto all’attenzione della famiglia perché Edgar
passava tanto tempo da solo nel capannone del tabacco della famiglia. Quando
gli chiesero cosa stava facendo, Edgar dichiarò semplicemente che non era
solo. C’era il nonno. Secondo Edgar, spesso il nonno era anche fuori nei campi
a lavorare accanto ai braccianti agricoli, aiutandoli a loro insaputa ricordando
loro i lavoretti che dovevano essere fatti. Il piccolo Edgar proseguì dicendo che
a volte era difficile vedere il nonno, che spesso appariva all’interno di “raggi di
luce” e che, se Edgar guardava fisso, poteva vedere attraverso di lui.
Il posto preferito di Thomas Jefferson Cayce in cui sedersi, Edgar confidò, era
sotto le grondaie del capannone, vicino al nido di un pettirosso. Edgar offrì di
far vedere il posto a sua zia Lulu, ma lei fermamente rifiutò. Questo era
davvero un comportamento strano, ma ciò che la spaventava davvero erano le
storie che, secondo Edgar, suo nonno gli aveva raccontato sul lontano passato
della famiglia Cayce. Queste storie non erano del tipo facilmente prodotto
dall’immaginazione iperattiva di un bambino di cinque anni, bensì descrizioni
autentiche dei primi anni della famiglia Cayce nel Virginia, prima di venire nel
Kentucky, storie che solo la generazione più vecchia conosceva.
La visita dell’angelo
All’età di 13 anni Edgar ebbe la visita di un angelo. Alcuni racconti dicono
che la visita avvenne sotto un salice preferito nel retro della casa. Edgar
stesso, però, disse che lo spirito gli apparve nella sua camera da letto, dopo
aver trascorso una lunga giornata a leggere la sua Bibbia e ad essersi chiesto
come poter essere utile al Signore. Aveva cenato e, come al solito, era andato
a letto dopo aver aiutato la madre con i lavoretti. Le sue sorelle erano
profondamente addormentate nei letti adiacenti al suo quando si svegliò
all’improvviso e vide ciò che descrisse come una luce potente che entrava dal
vano della porta.
“Mi sentii come se venissi sollevato,” Edgar scrisse in seguito. “Una luce
gloriosa, come del sole nascente del mattino, sembrò riempire tutta la stanza,
ed apparve una figura al piede del mio letto. Ero certo che fosse mia madre e
la chiamò, ma ella non rispose. Lì per lì fui spaventato, uscii dal letto ed andai
nella stanza di mia madre. No, non mi aveva chiamato. Quasi subito, dopo che
ero tornato dal mio letto, la figura tornò. Poi tutto sembrò splendidamente
luminoso – un angelo o non sapevo chi disse dolcemente e pazientemente: ‘Le
tue preghiere sono state ascoltate. Avrai ciò che desideri. Resta fedele. Sii
fedele a te stesso. Aiuta i malati, gli afflitti.’”
L’opera di Dio
Quella notte Edgar dormì molto poco. Appena la visione era svanita, si
precipitò fuori dal suo salice preferito, e attraverso i suoi rami la luna
sembrava splendere più che mai. Si inginocchiò accanto all’albero e ringraziò
Dio per aver risposto alle sue preghiere. Svegliandosi la mattina, quando il sole
cominciò a sorgere, si ritrovò ancora seduto sotto l’albero. Uno scoiattolo scese
da uno dei suoi rami e cercò delle noci nelle tasche di Edgar. Egli sentì un
improvviso senso di gioia e liberazione, come se i misteri della sua prima
infanzia fossero stati messi ben in rilievo. Fu in quell’istante che Edgar credette
di avere per la prima volta una vera idea della vita che aveva davanti. Avrebbe
fatto “l’opera di Dio”, benché che cosa precisamente doveva fare e come
doveva prepararsi fossero domande che non aveva ancora cominciato ad
affrontare.
Oltre tre anni passarono prima che si facesse coraggio e che raccontasse a
qualcuno della visita dell’angelo. Parlarne prima avrebbe certamente turbato
zia Lulu e il resto della famiglia, e anche se si fosse sentito all’altezza di
affrontare un’interrogazione a casa e quella che inevitabilmente sarebbe
seguita in chiesa, non gli sembrava di avere le capacità per rendere l’intensa
natura personale della sua visione o per evitare la derisione e lo scetticismo
pubblici. “Non potevo dire cosa era più reale,” confessò in seguito, “la visione
della signora o il cuscino su cui appoggiavo la testa.”
La sua fama aumenta
Negli ultimi anni di Edgar a Virginia Beach queste ed altre storie sulla sua
infanzia vennero diffuse su giornali, riviste e Vi è un Fiume, la prima biografia
di Cayce. Ciò che non venne riconosciuto pubblicamente erano le viste da parte
delle apparizioni spettrali che facevano sempre parte della sua vita quotidiana.
Tra gli abitanti del luogo egli era già noto per le sue sedute di trance ipnotica,
così lui e il resto della famiglia Cayce erano felici di tener segrete le altre cose
che stavano accadendo. Un sensitivo incosciente (che trasmetteva messaggi
mentre era addormentato) era in qualche modo meno minaccioso, così diceva
la logica, di un chiaroveggente cosciente in giro per la comunità. Che cosa
avrebbero pensato i suoi parrocchiani della chiesa presbiteriana?
Spettri nella chiesa
Ironicamente alcuni dei casi meglio documentati effettivamente avvennero
mentre Edgar era in chiesa. Martedì, 15 novembre 1932, per esempio, Edgar
stava insegnando il suo corso settimanale sullo studio della Bibbia. Dapprima
era deluso che quella sera tanti fra i suoi corsisti regolari non erano venuti, ma
quando iniziò la sua lezione – una discussione biblica sull’ammonizione di
Giosuè – i posti vuoti cominciarono a riempirsi con degli spettri. Il padre di
Edgar, Leslie, che stava partecipando al corso, non poteva vedere ciò che
Edgar vedeva, ma, dallo sguardo di stupore sul viso del figlio intuiva che
qualcosa di insolito stava accadendo. Dopo il corso Edgar spiegò a Leslie quello
che era successo: “Ho visto tutta la chiesa riempirsi di quelle entità
disincarnate, persone di molte fedi … Molti li conoscevo. Molti no.”
Un’altra volta, il 7 maggio 1934, quando Edgar stava tenendo una conferenza
sulla seconda venuta di Cristo, la chiesa si riempì di nuovo con i morti. Quella
sera la folla più grande, come indicano le letture, era dovuta al fatto che
Edgar, in un’incarnazione precedente, era stato Lucius di Cirene – il seguace di
Gesù che scrisse il vangelo di Luca, che forniva la descrizione più concreta e
precisa su nascita, ministero, morte e resurrezione di Gesù. Forse a chi fu
presente nella chiesa presbiteriana di Virginia Beach – sia i vivi sia i morti – è
stato in realtà concesso ciò che fu come un discorso in prima persona su ciò
che fu e sarà. Non c’è da stupirsi che egli abbia riempito la sala!
Un ospite alla radio all‘ora degli spettri
Non molto tempo prima, il 22 ottobre 1933, Byron Wyrick, un intimo amico di
Edgar, apparve all’improvviso nel salotto dei Cayce a Virginia Beach mentre
Edgar ascoltava il suo programma radiofonico preferito sul vangelo della
domenica sera. “Mi accorsi che il mio amico era seduto lì con me ad ascoltare
la musica,” disse Edgar. “Si rivolse a me e disse: ‘Cayce, c’è la sopravvivenza
della personalità … ma [la vita della preghiera] è l’unica vita da vivere.’” C’è
che rese questo episodio straordinario era il fatto che Wyrick era stato ferito in
un incidente ed era morto sei mesi prima di questa visita. (Tra l’altro Cayce
aveva detto in trance che, in un’incarnazione precedente, Wyrick era stato il
modello per il volto sulla Grande Sfinge a Giza.)
Come Gertrude avrebbe riferito in seguito, dopo quella volta Wyrick diventò un
visitatore regolare nella famiglia Cayce, comparendo sempre di domenica sera
in tempo per unirsi ad Edgar nell’ascolto dell’ora del vangelo in radio. Tuttavia
non era affatto l’unico visitatore invisibile nella loro casa. Come tutti i membri
della famiglia ammettevano, Edgar portava avanti così spesso delle
conversazioni unilaterali che diventavano quasi ordinarie. Vale la pena
menzionare tre episodi di quel tipo perché offrono idee rivelatrici sul perché –
per il modo di pensare di Edgar – gli spiriti disincarnati rimanevano a volte
“terreni” e come poteva aiutarli a passare su un altro piano di coscienza.
Spiriti terreni
In un episodio verso la fine del 1936 a Virginia Beach, Gertrude, che aveva il
sonno leggero, fu svegliata dai colpi sulla finestra della loro camera da letto al
secondo piano. Ormai abituata a tali fenomeni, svegliò Edgar con una gomitata
nel fianco e gli chiese di vedere chi fosse. Sospeso all’esterno era lo spirito di
una donna di nome Bunchie, che in passato era stata impiegata dai Cayce nel
loro studio fotografico a Selma nell’Alabama. Gertrude non riusciva a vederla,
ma Edgar sì. (A Selma era benvoluta dai Cayce.)
Edgar riferì di aver allungato la mano per toccarla, ma appena cercò di farlo,
ella svanì, solo per riapparire alcuni minuti più tardi. Su richiesta di Gertrude
(voleva ancora dormire un po’) Edgar invitò Bunchie ad incontrarlo dalla porta
d’ingresso. Lo spettro di Bunchie attraversò la porta e lei ed Edgar
continuarono a chiacchierare per circa un’ora. Era venuta perché pensava di
essere malata e aveva bisogno del consiglio medico in trance di Edgar, cosa
che presentava un problema per Edgar, dato che era già morta.
Edgar non venne a sapere quando o come era morta, solo che non si rendeva
conto di esserlo. A quanto pare non aveva neanche il senso del tempo e parlò
del fatto di aver visto recentemente il padre di Edgar a Selma, benché da molti
anni Leslie non era più lì. Inoltre disse ad Edgar che lei era ancora in cura per
una malattia da un medico di Selma, il dott. Furniss, che, come Edgar in
seguito apprese, era anch’egli defunto. Alla domanda come era riuscita a
trovare Edgar, disse che aveva captato una conversazione a Selma sul loro
trasloco a Virginia Beach e ora era venuta per cercarlo, nella speranza che
Edgar potesse salvarle la vita.
‘Cerca la luce’
Edgar le diede la tragica notizia. Era già morta della malattia. Le disse di
smettere di concentrarsi sulla malattia che, evidentemente, l’aveva
ossessionata e di “cercare la luce” che l’avrebbe guidata dove doveva andare.
Bunchie on tornò mai più nella casa dei Cayce.
Un anno dopo questo episodio, un altro spettro visitò i Cayce, solo che questa
volta ebbe il permesso di restare per oltre un mese, e durante questo tempo
tutta la famiglia si convinse della sua presenza. Lo spettro era il padre di
Edgar, Leslie, che era deceduto il 12 aprile 1937 all’età di 83 anni, mentre si
trovava in viaggio per Nashville per andare a trovare le sue figlie Annie e
Sarah. Un fuoco era scoppiato nell’appartamento al primo piano nella casa di
Annie Cayce, e durante la sua fuga dall’edificio, Leslie aveva subito delle
ustioni sulla testa e sul collo che, data l’età avanzata, avevano accelerato la
sua morte. Una lettura d’emergenza per Leslie, condotta immediatamente
dopo l’incendio, iniziò co le parole: “E’ la fine.”
Circa una settimana dopo il funerale di Leslie a Hopkinsville, i membri della
famiglia cominciarono ad udire strani rumori nella sua camera da letto di un
tempo in cima alle scale a Virginia Beach. Hugh Lynn giurò di aver udito il
respiro affannoso peculiare di suo nonno. Anche Gertrude e Gladys sentirono
qualcuno camminare. Edgar andò in quella stanza per verificare lui stesso.
Quando ne uscì, riferì dapprima la brutta notizia: “Leslie è tornato.” Poi la
buona notizia: “Starà qui solo per qualche giorno ancora.” Come se fosse per
spiegare casualmente il fenomeno, Edgar descrisse la conversazione che aveva
avuto con suo padre defunto. “Nella sua mente sta cercando di sistemare i suoi
documenti … Non sarà qui a lungo. Non disturbatelo, perché lo turberebbe e
non riesce a comunicare, non riesce a farsi sentire.”
Hugh Lynn trovò piuttosto singolare vivere con un fantasma e si valse
dell’opportunità di scoprire se le persone al di fuori della famiglia potessero
udire o vedere ciò che era evidente per Gladys e i Cayce. Decise di usare il
portalettere come soggetto di prova. Il portalettere, che tutta la famiglia
conosceva molto bene, fu invitato ad entrare in casa e Hugh Lynn gli chiese di
salire le scale per vedere se riuscisse a sentire qualcosa di insolito. Secondo il
racconto di Hugh Lynn, quando il portalettere fu sulle scale a metà strada,
anch’egli udì il respiro di Leslie. Guardò Hugh Lynn in modo molto strano e
domandò: “Non è lì che tuo nonno viveva?” Hugh Lynn rispose: “Sì.” Poi il
portalettere chiese che cosa fosse quel suono che stava sentendo. Hugh Lynn
disse: “E’ mio nonno. E’ tornato.” Si dice che il portalettere sbiancasse in volto
e se la desse a gambe. Da quel giorno non portò più la posta fino alla porta,
bensì la lanciò nella siepe, correndo via da recinto.
Alcuni giorni dopo l’episodio, dalla camera di Leslie cominciò ad arrivare in gran
fracasso. Hugh Lynn si diresse verso le scale per vedere cosa succedeva. “Non
farlo,” avvertì Edgar. Hugh Lynn non ascoltò suo padre, salì le scale a
precipizio e arrivato in cima sbatté in pieno contro ciò che credeva fosse suo
nonno.
“Riuscì a percepirlo,” disse Hugh Lynn. “Ogni capelli mi si rizzò in testa. Non so
come facevo a saperlo, ma semplicemente sapevo che era mio nonno. Era
freddo, ma un freddo molto diverso, ed era come imbattersi nelle ragnatele nei
boschi bui, molto fine quando ti toccano, ma quando cerchi di levarteli non c’è
nulla.”
Poi ci fu lo spettro di Frank Mohr, che nel luglio 1937 aveva avuto un ictus,
provocato dalla sclerosi arteriosa, ed era morto il 1 febbraio 1938. Nel luglio
del 1940 Mohr apparve ad Edgar in un sogno in cui Mohr disse ad Edgar che
avrebbe ricevuto una lettera dalla sig.ra Grace Wilson, un’amica di lunga data
dei Mohr che aveva ottenuto delle letture sulla salute e sulle vite passate da
Edgar alla fine degli anni ’20. Alcuni giorni dopo il sogno Edgar effettivamente
ricevette una richiesta dalla sig.ra Wilson per una lettura per James Taft, suo
genero, un musicista che recentemente era stato confinato in un sanatorio per
malati di tubercolosi a Monrovia in California.
Grazie all’intervento da parte dello spirito di Frank Mohr, Edgar
immediatamente eseguì la lettura che raccomandò una cura non molto diversa
da quella che, 26 anni prima, aveva salvato la vita a Gertrude dalla
tubercolosi. La salute di James Taft migliorò assai dopo aver seguito le
raccomandazioni di Cayce, ma, diversi mesi dopo, la sua condizione volse al
peggio ed egli morì. Edgar condivise il dolore della famiglia e non sapeva
spiegarsi che cosa fosse andato storto. Frank Mohr rispose a questa domanda
in un sogno che Edgar fece alcuni giorni dopo la morte di Taft. Mohr disse ad
Edgar che la lettura era stata buona e che il musicista era
morto perché non aveva seguito fino in fondo le cure
raccomandate.
Mohr visitò Edgar un’altra volta in un modo ancora più
drammatico – durante una lettura sulla salute per la moglie di
Mohr, Ella, che soffriva di un problema cardiaco. Nel bel mezzo
della seduta, Mohr apparve ad Edgar, dicendo: “No, no, sig.
Cayce, Ella desidera venire da me. Non la ostacoli.” Ella Mohr morì il giorno
dopo la lettura. Nella sua lettera sentita di condoglianze alla figlia di Mohr,
Helen, Edgar la rassicurò che Ella, come Frank, continuava a vivere su un altro
piano. “Hanno solo attraversato l’altra porta di Dio e non dobbiamo tormentarci
troppo per loro.”
Questo ed altri incontri spettrali mettono in evidenza che gli spiriti disincarnati
abitano davvero nel nostro regno terreno e che, se un individuo è sensibile o in
sintonia con il mondo dello spirito, come lo fu Cayce, può aver luogo la
comunicazione. Come e perché tali spiriti esistono fra noi viene determinato,
così dicono le letture, dalla “forma” che quello spirito crea o “assume”. Se, per
esempio, uno spirito non riesce ad accettare il suo trapasso o, per una serie di
ragioni diverse, non è disposto o in grado di andare oltre il piano terrestre,
resta lì finché non sceglie di partire. Come ci dicono le letture “molti individui
sono rimasti in ciò che è chiamato morte per … anni, senza rendersi conto di
essere morti … La capacità di comunicare e i tentativi di farlo sono ciò che di
solito disturba o tormenta i morti.”
In trance Cayce descrisse come questi spiriti disincarnati terreni si manifestano
come “immagini” o “espressioni” di come in passato apparivano come esseri
umani. Sempre in trance, Cayce ci metteva in guardia dal fare affidamento
sulle informazioni ottenute da essi, visto che questi spiriti non sono
necessariamente più saggi, perspicaci o utili di quanto lo fossero prima di
morire. Semplicemente non avere più un corpo umano non porta
all’illuminazione. Inoltre il canale o “schema” di comunicazione dipende dalla
capacità o “sintonizzazione” sia del comunicatore sia del ricevente, proprio
come – secondo le letture - potrebbe funzionare un radiotrasmettitore. In altre
parole, come avviene per ogni comunicazione, ci possono essere impedimenti e
incapacità di comunicare. Le letture indicano che, molto spesso, la
comunicazione è limitata ad un livello subconscio o di “forma pensiero”, come
in un sogno o in un impulso improvviso e inspiegato.
Dalle letture si possono ottenere molte altre idee illuminanti, ma una delle più
importanti si riferisce al perché le visitazioni hanno luogo. Che le comunicazioni
siano da parte di spiriti o anime disincarnate intrappolate sul piano terrestre,
esse non ci arrivano necessariamente a nostro vantaggio, bensì per il loro. In
altre parole, anche gli spiriti disincarnati hanno delle cose da fare. Gli spiriti
desiderano il nostro aiuto e non – come si immaginerebbe – all’incontrario. Per
questo Cayce avvertì di non attirare in modo sconsiderato gli spiriti disincarnati
sperimentando con le tavole ouija e le sfere di cristallo (sì, Cayce ammise, tali
congegni possono essere usati, con la giusta sintonizzazione, per comunicare
con i morti). “Sappi che vengono da te per avere un aiuto, non per aiutare te,”
ammoniscono le letture.
Quando si è di fronte ad uno spirito disincarnato, Cayce consigliava di offrire
aiuto o consiglio all’entità, non importa se questo avvenga guidando l’entità
disincarnata verso la luce di Dio o inviando loro amore e comprensione
attraverso la preghiera. La cosa importante è proteggere così noi e i nostri cari,
per mezzo di ciò che coltiviamo nella mente e nel cuore. Le nostre intenzioni
devono essere del tipo superiore.
I disincarnati possono seminare lo scompiglio
Due incontri connessi con gli spettri dalle letture di Cayce lo rendono molto
chiaro, dato che fanno luce su come uno spirito disincarnato può seminare lo
scompiglio nelle nostre vite personali e che cosa possiamo fare in quei casi. Il
primo fu per Amanda White, una casalinga di 56 anni della Virginia che stava
pensando a lasciare suo marito, che era alcolizzato. Ella descrisse come, dopo
aver bevuto un bicchiere dopo l’altro, suo marito perdeva la testa e diventava
violento, agendo come se fosse una persona del tutto diversa dall’uomo che
aveva sposato. In trance Cayce le disse che le sue preoccupazioni erano
fondate e che avrebbe dovuto prendere provvedimenti. La ragione per cui egli
perdeva il controllo di sé quando beveva era perché un’entità disincarnata, che
gli si aggirava intorno, coglieva l’opportunità di “possederlo”. La supposizione
in questa ed altre letture è che esistano degli spiriti che sono intrappolati nel
regno terreno a causa delle loro assuefazioni, e che colgono la possibilità,
quando la si presenta, di scivolare nel corpo di una persona vivente che
condivide la loro assuefazione, sperimentando indirettamente ciò che nella vita
avevano più ardentemente desiderato. [spettro 3]
Cayce, in trance, offrì consigli sia medici sia spirituali alla donna sconvolta e a
suo marito. Quando era sobrio, il sig. White doveva valersi dell’allora
cosiddetto apparecchio radioattivo, un congegno elettrico a basso livello
energetico che avrebbe aiutato a ridurre il suo desiderio di alcol. Tuttavia, il
Cayce dormiente disse che il ricupero di suo marito dall’assuefazione (e la
protezione dallo spirito disincarnato) non sarebbe stato possibile se non
desiderava veramente guarire. Quanto alla sig.ra White, il consiglio fu di essere
comprensiva e sensibile nei confronti dello stato del marito, ma di non nuocere
a se stessa o di svilirsi cedendo a rabbia, risentimento e paura. Avrebbe
trovato pace e protezione dall’intimo, attraverso “gentilezza, dolcezza e
preghiera”.
La seconda lettura fu eseguita per Cayce Jones, il figlio appena nato (chiamato
così in onore di Edgar) dei suoi migliori amici di Selma. In trance Edgar
descrisse il bimbo come particolarmente sensitivo, uno che avrebbe fatto bene
a farsi prete o a diventare un comunicatore dei regni dell’al di là (diventò
conduttore di talk show alla radio). Dieci anni dopo, quando Edgar visitò
Selma, la madre del bambino riferì uno strano fenomeno che stava creando
forte tensione nella loro vita familiare. Disse ad Edgar che il giovane Cayce
Jones non voleva entrare da solo nella loro nuova casa se non era
accompagnata da un genitore. Quando la madre chiese a figlio qual era il
problema, rispose solo: “Non capiresti.”
I genitori chiesero ad Edgar di esaminare a fondo la faccenda. Dopo alcune
discussioni con il bambino fu presto evidente che, in realtà, egli aveva
cominciato a manifestare le capacità medianiche predette nella sua prima
lettura sulle vite passate. Confidò ad Edgar ciò che era riluttante a dire ai suoi
genitori: che credeva che lo spettro di qualcuno che era morto nella casa vi
fosse rimasto. Il bambino stava “cogliendo” vibrazioni psichiche inquietanti
dallo spirito disincarnato. Discutendo con Edgar il problema fu facilmente
risolto. Cayce Jones doveva solo portare con sé nella stanza una cosa vivente,
qualcosa che amava o che gli piaceva, che fosse un uccellino in gabbia o una
pianta nel vaso, per compensare le vibrazioni della presenza indesiderata.
La lezione qui, come in tante letture, è che l’amore vince ogni cosa. Come
Edgar in seguito riportò in una lettera ad un amico comune di Selma [il sig.
4959], l’esperienza confermò ciò di cui sapeva che fosse vero e che il bambino
scopriva per se stesso ogni volta che in seguito entrava nella casa. La lettera
cita il ragazzo: “Se porto con me qualcosa di vivo, come un uccellino o un
fiore, perfino loro non disturbano, perché hanno la Vita, e la Vita è Dio. [E Dio
è Amore.] E quando Lui è con me, nulla può far male.” (2722-5, Rapporti)
da: Venture Inward, ottobre-novembre 2012
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