La regina egizia degli scozzesi
La regina egizia degli scozzesi
Quando pensiamo all’antica Irlanda e Scozia pensiamo a celti e druidi, ma mai ad una principessa egizia! Eppure ci sono più di una decina di manoscritti medievali che tutti raccontano la storia orale di una principessa egizia che aveva una parte importante nella fondazione delle magiche terre d’Irlanda e di Scozia. In realtà alcuni ricercatori ritengono che il nome “Scozia” derivi dalla principessa Scota che presumibilmente è stata “la figlia di un faraone ai tempi di Mosè”.
Troviamo molte notizie su questa leggenda nel Lebor Gabála Erenn, letteralmente “Il libro della presa dell’Irlanda” e nella Historia Brittonum, Storia dei Britanni”.
Stabilire dei dati precisi per “il tempo di Mosè” in Egitto e i faraoni collegati con lui non è facile, ma diversi ricercatori ritengono che si tratti del periodo dal 1500 al 1400 a.C. Questi dati indicano i faraoni Thutmose I, II e III e sono probabilmente corretti, visto che la vita e la morte di Thutmose II concordano con la storia biblica in quanto morì giovane e senza un erede maschio (probabilmente suo figlio morì durante la piaga che uccise i maschi primogeniti dell’Egitto mentre i figli di Israele “stavano passando”, Esodo 12,27). Siccome Thutmose II morì nel 1479 a.C., la data ci collega con le letture di Edgar Cayce sulle Cronache Akasciche.
Le sue letture raccontano di un faraone che amava Mosè e che lo seguì persino nel deserto alla ricerca della guida di Dio verso la Terra Promessa (355-1). Combinate questo con un’antica testimonianza egizia che racconta come il faraone che regnò subito dopo la morte di Thutmose II fu una donna, una dei faraoni-donna dell’Egitto, e abbiamo una data quasi perfetta che fonde leggende e Cayce.
Il faraone-donna era la consorte di Thutmose II, e al momento della morte precoce di costui, ella diventò sovrana suprema di tutto l’Egitto, perché l’erede maschio era troppo giovane per governare. Il faraone Hatshepsut (significa “prima nobile signora”) governò l’Egitto dal 1479 al 1457 a.C. come “Re dell’Alto e Basso Egitto”.
Hatshepsut
Secondo una leggenda, in tempi antichi Nefereru (Scota), la figlia di Thutmose II e della regina Hatshepsut, lasciò l’Egitto perché avevano sentito dei disastri che dovevano arrivare e così, attraverso le istruzioni degli dei, fuggirono dalle piaghe che incombevano.
Presero il mare e gli egizi si stabilirono in ciò che ora è la Scozia. In seguito si trasferirono in Irlanda dove vennero assorbiti da una tribù irlandese e vennero conosciuti come gli scotti. Diventarono i sommi sovrani dell’Irlanda e alla fine riinvasero e riconquistarono la Scozia che deriva il suo nome dalla principessa fondatrice Scota.
Fu la terza donna a farlo. Le precedenti furono Merneith, che governò dal 3050 al 3000 a.C., e Sobekneferu, che governò dal 1806 al 1802 a.C. Dopo il faraone Hatshepsut ci furono le famose sovrane Nefertiti (che sopravvisse al consorte Akhenaton) e Cleopatra VII. Tuttavia, a differenza di Hatshepsut, nessuna di queste donne potenti assunse il titolo di faraone, governando come regina d’Egitto, nonostante che anch’esse fossero le sovrane supreme di tutto il paese.
Nella sua lettura Cayce specificamente fece il nome di Hatshepsut. Accresce la sua importanza una storia egizia sul suo concepimento magico. Invece di pensare agli dei in questa storia come esseri individuali, pensate a loro come Influenze Creative delle forze della vita, come le letture di Cayce hanno affermato così spesso. Ecco il racconto mistico del concepimento di Hatshepsut:
“Amon-Ra [l’aspetto nascosto di dio, Ra invisibile] guardò il paese d’Egitto e parlò, dicendo: ‘Creerò una regina per governare su Ta-mery [letteralmente “Bellissima Terra”]. La terra degli dei sarà sotto il suo dominio’. E quando ebbe parlato ci fu silenzio fra gli dei. Mentre ancora parlava, Thot [Ermete Trismegisto per i greci e Mercurius ter-maximus per i romani] entrò nella presenza di Amon-Ra [entrò nel silenzio nascosto]. Ascoltò le parole di Amon-Ra e nel silenzio che seguì parlò così:
“Oh, Amon-Ra, Signore dei troni, guarda, nel palazzo del re c’è una donna, giusta e bella in tutto il suo essere. Aahmes [significa “nata dalla luna”] è il suo nome, ed è la consorte del re d’Egitto [Thutmose I]. Solo lei può essere la madre della grande regina che tu creerai. Vieni, andiamo da lei.’
Ora gli dei velocemente volano nell’aria e nessuno può conoscerli. Nel palazzo c’era la regina Aahmes ed era notte. Era distesa sul suo divano e il sonno era sulle sue palpebre. Come un gioiello era nella sua bellezza, e la camera in cui dormiva era come la cornice per questo gioiello. Attraverso le due Grandi Porte del palazzo andavano gli dei; nessuno li vedeva. Ma la fragranza del loro profumo celestiale riempiva la camera e la regina Aahmes si svegliò e vide Amon-Ra. Allora Amon-Ra chiamò Khnum che plasma i corpi per gli umani. ‘Oh Khnum, plasma per me mia figlia, lei che sarà la grande Regina d’Egitto. Poiché le darò per sempre ogni vita, ogni stabilità e ogni gioia del cuore.’ Khnum portò il tornio del suo vasaio e prese la creta, e con le sue mani plasmò il corpo della figlia della regina Aahmes.
Quando la bambina apparve, gli dei e le dee si rallegrarono, e gli spiriti celebrarono le lodi in suo onore, perché la figlia di Amon-Ra doveva sedere sul trono di Horus dei Viventi e regnare sulla terra d’Egitto per la gloria degli dei. Fu chiamata Hatshepsut. E su di lei ci fu per sempre il favore di Amon-Ra.”
Anche Cayce coprì di grandi onori il faraone Hatshepsut in una lettura per sua figlia reincarnata dall’antico Egitto, chiamata allora Sidiptu. Cayce sostiene inoltre che Sidiptu sia stata la sorella di Mosè. Come poteva Sidiptu essere la figlia di Hatshepsut e sorella di Mosè quando Mosè era nato da un israelita e non da un’egizia? Ricordate la storia biblica in Esodo 2,10 di come “la figlia del faraone” salvò un neonato israelita tirandolo fuori dal Nilo e adottandolo come suo? Ella chiamò il bambino Mosè, che significa “tirare fuori” dall’acqua. Certo, la madre naturale di Mosè era l’israelita Jochebed, la prima persona nella Bibbia che abbia un nome derivato dal nome di Dio, perché il suo nome significa “la gloria di Geova”. Il nome israelita del suo figlioletto era Tov, che significa “buono”.
Né la principessa egizia né le sue dame di compagnia riuscirono a far allattare il neonato, così la schiava ebrea della principessa, Miriam, la sorella naturale di Tov, raccomandò una bambinaia ebrea che per caso era proprio la madre naturale di Tov, Jochebed! Per altri due anni Jochebed poté fare da madre al suo bimbo naturale in presenza di sua madre adottiva egizia, figlia del faraone. Quella “madre” adottiva egizia non era altri che la giovane Hatshepsut. Così, quando in seguito Hatshepsut diede alla luce sua figlia naturale Sidiptu, Mosè divenne suo “fratello”. Nella Bibbia la “madre” egizia era chiamata Bithiah, che significa “figlia di Yah”, abbreviazione di Yahweh. Ovviamente, gli israeliti credevano che “la figlia del faraone” fosse una parte del piano generale di Dio. Ricordate, Mosè diventò un favorito de faraone.
Oggigiorno i ricercatori chiaramente collocano Mosè al tempo di Thutmose I, II e III – essendo il III il faraone che spinse gli israeliti all’Esodo nel vano tentativo di vendicarsi di loro. Teniamo presente che Mosè visse 120 anni, vivendo sotto il dominio di quattro faraoni prima ancora di trascorrere i 40 anni nel deserto.
Ecco una lettura di Cayce per la reincarnazione della sorellastra di Mosè, Sidiptu, la figlia naturale di Thutmose II e Hatshepsut:
“L’entità fu allora in quella terra ora nota come quella egiziana, durante il periodo in cui la principessa Hatshepsut (la madre dell’entità) fu al potere; e il nome dell’entità fu Sidiptu, quindi una sorella di quel capo Mosè, il legislatore di Israele … nell’ultimo periodo del soggiorno della madre e dell’entità nel paese un nuovo faraone arrivò a governare i popoli [Thutmose III].
… sotto la tutela di quei popoli con cui il fratello aveva dei rapporti [israeliti] – come l’aveva anche la madre dell’entità – fu portata una grande comprensione delle legende di un popolo che era stato chiamato per un servizio particolare. Questo è quindi di interesse degno di nota nell’esperienza dell’entità; che per l’entità uno che ha avuto un’esperienza che ha a che fare con la manifestazione universale di un potere spirituale o invisibile è sacro” (355-1).
Inoltre in questa lettura Cayce dà a Sidiptu qualche consiglio affascinante che si può applicare oggi al nostro risveglio spirituale:
“Lo spirito della madre in quell’esperienza, quindi, può aiutare e guidare ancora nel presente; bella nel corpo, bella nella mente nell’esperienza, eppure ha messo il mondo sottosopra! Quindi trova in te il modo per aiutare, e ricorri ancora a Ra-Ta [un’incarnazione egiziana di Edgar Cayce] e a Hatshepsut [il suo spirito che continua a vivere ed è accessibile]. Essi sono come Urim e Tummim, solo un canale” (355-1).
In seguito Cayce spiega che l’Urim e il Tummin della Bibbia (Esodo 28,30) non sono la saggezza psichica che questa figlia riceverà, ma soltanto i canali attraverso cui quella saggezza verrà da lei. Nella Bibbia questi sono due oggetti di natura sconosciuta indossati su o dentro il pettorale del sommo sacerdote ebreo che aiutano a ricevere la guida divina. Siccome evidentemente ella non ha gli oggetti fisici che erano nel pettorale, Cayce sta spiegando che la sua mente si è sintonizzata sulla coscienza spirituale durevole che era e continua ad essere di Hatshepsut, e Ra-Ta è il canale attraverso il quale ella riceve la saggezza e guida divina. Lo stesso vale per quelli di noi che usano l’unione di Gesù Cristo con il nostro Padre come canale per l’istruzione e l’illuminazione di nostro Padre.
Prima che lasciamo Sidiptu è interessante scoprire che la sua incarnazione egiziana con Hatshepsut fu la sua seconda incarnazione nell’antico Egitto, e che la prima fu come un’assistente importante di Ra-Ta. La lettura di Cayce dice che in quel tempo con Ra-Ta lei era “istruita nell’arte di rendere comprensibile nelle diverse lingue o dialetti ciò che fu stabilito dal capo in quel particolare ambiente o periodo” (355-1).
Quindi come torniamo alla Scozia e alla principessa Scota? Di nuovo, la storia e la datazione sono complesse, ma sappiamo che Thutmose II e Hatshepsut avevano una figlia di nome Neferure (che significa “la bellezza di Ra”), e questa figlia diventò molto influente durante il regno di sua madre come faraone, eppure, quando Howard Carter, lo scopritore della tomba di Tutankhamon, aprì la tomba di Neferure, era vuota. E, in realtà, una stele con il suo nome fu trovata nel Sinai indicando che aveva effettivamente lasciato l’Egitto. Potrebbe questa “figlia del faraone” essere stata la principessa Scota al “tempo di Mosè”? Potrebbe anche essere partita con sua madre e sua sorella per seguire Mosè nell’Esodo? Ci sono diverse versioni del viaggio di Scota, ma ecco una di queste:
Secondo i manoscritti medievali su Scota, tutto il genere umano è disceso da Adamo attraverso i figli di Noè, e un discendente del figlio di Noè, Jafet, di nome Feinius Farsaid fu l’antenato dei Gael che sono il futuro popolo irlandese e delle isole occidentali della Scozia (non delle Highlands).
Feinius fu un principe della Scizia (gli antichi greci diedero il nome Scizia a tutti i paesi nel nord-est d’Europa e della costa settentrionale del Mar Nero, e, secondo lo storico greco Erodoto, il nome degli sciti per loro stessi era “scoloti”. Feinius aveva un figlio Nél che in seguito sposò la principessa Scota (Neferure), ed ebbero otto figli maschi, uno dei quali chiamarono Goídel Glas. Goídel creò la lingua gaelica dalle 72 lingue originali che ebbero origine dopo l’episodio della Torre di Babele e quella lingua è oggi il gaelico, ancora parlato nelle isole occidentali.
Benché le legende variino, tutte concordano che la principessa Scota abbia salpato per l’Irlanda e le isole occidentali con almeno alcuni dei suoi otto figli e che sia diventata una principessa irlandese così come la fondatrice eponima degli scozzesi! Attraverso questo percorso tortuoso l’Egitto ebbe una parte importante nella fondazione sia dell’Irlanda sia della Scozia grazie alla principessa Scota.
Venture Inward, gennaio-marzo 2017