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domenica 8 dicembre 2024
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Le nostre iniziazioni egizie e la loro influenza oggi

Visto che è stato la reincarnazione di uno dei sommi sacerdoti d’Egitto, non
sorprende che Edgar Cayce abbia avuto molto da dire sull’antico Egitto e le
iniziazioni di cui abbiamo fatto l’esperienza in quel paese. Queste iniziazioni erano
volte a configgere nel profondo della nostra psiche la verità sulla nostra origine, lo
scopo dell’esistenza e i doni e il servizio unici durante la creazione in evoluzione.
Inoltre i nostri corpi sottili furono segnati in un modo che avrebbe portato alla
nostra mente (anche se soltanto alla nostra mente più profonda) la comprensione di
chi siamo veramente e di ciò che la vita è realmente.
Secondo la lettura 281-25 delle Cronache Akashiche, c’erano due luoghi
principali per le iniziazioni. L’uno era la Grande Piramide e l’altro era il “Tempio
della Bellezza”. Connesso con il Tempio della Bellezza era il “Tempio del Sacrificio”,
che può essere descritto come un insieme di un ospedale moderno con tutte le sue
attività chirurgiche, un centro di riposo e stazione termale con tutte le sue attività di
purificazione e rinnovamento e una casa comunale per la musica e la danza con
tutte le sue attività stimolanti ed edificanti. Cayce spiegò che le anime incarnate
entravano nel Tempio del Sacrificio per trasformare e purificare se stesse
preparandosi per entrare nel Tempio della Bellezza: “Nel Tempio del Sacrificio
c’erano gli altari per purificare i corpi da quelle cose che erano d’ostacolo nel corpo.
Nel Tempio della Bellezza c’erano le espressioni del servizio come attività volta a
conservare e purificare i corpi per le comprensioni spirituali.”
Quelli fra noi che apprezzano i discorsi di Cayce e il loro modo di vedere la vita
sono molto probabilmente stati impegnati in queste attività, come Cayce indicò:
“Molti di voi qui hanno fatto parte del servizio nel tempio, nelle purificazioni nel
Tempio del Sacrificio o nel Tempio della Bellezza.”
Descrivendo queste antiche esperienza, Cayce avvertì: “Figli miei, non
confondete i vostri corpi di oggi con le condizioni esistenti nel Tempio della
Bellezza.” (281-25) Descriveva i nostri corpi egiziani come “portatori di luce”.
Corpi portatori di luce
Secondo questa lettura delle Cronache Akasciche, in quei tempi antichi le nostre
anime e le nostre menti non erano racchiuse in una “materia indurita” come lo
siamo oggi. Cayce spiegò che i nostri corpi del Tempio della Bellezza avevano la
qualità e le vibrazioni della luce e della musica. Si riferì a noi come “i portatori di
luce”, che erano istruiti, iniziati e quindi serviti negli antichi templi. Questi esseri e i
loro corpi di luce usavano la musica e il canto per correggere le loro vibrazioni a
seconda dell’attività del momento. Cayce spiegò che cantando Ar-r-r-Ou-u-u-Ur-rr
cambiavamo il colore e la tonalità della nostra presenza radiante e ciascuno
emanava un’aura e un suono tonale. Oggi, naturalmente, i nostri corpi sono
composti della materia più densa di muscoli, ossa e carne, che ostacolano la nostra
aura e la nostra vibrazione tonale. Tuttavia Cayce era in grado di vedere ed udire
l’essenza radiante unica di ogni anima incarnata ed osservava come queste cose
cambiavano mentre le persone conversavano con lui.
Cayce disse che, nonostante la nostra “ricopertura” attuale, potremmo
risvegliare questa antica parte portatrice di luce del nostro essere intonando “ar-r-rr-r-AR”.
Se lo faremo, disse, “possiamo venire a conoscenza del come le
emanazioni, che sono definite come i colori del corpo, portano all’espressione di
allora”. Qui Cayce si riferisce all’insegnamento cabalistico delle emanazioni di Dio
che si trova nell’Albero della Vita e come sono dentro di noi che siamo fatti a
immagine di Dio.
Cayce parlò delle sette tonalità e dei sette colori e come sono correlati con i sette
chakra o centri spirituali all’interno dei nostri corpi moderni più densi. La scala di
sette note della musica occidentale è do-re-mi-fa-sol-la-si e corrisponde,
rispettivamente, ai chakra: coccige, ombelico, plesso solare, cuore, gola, corona e
terzo occhio. E’ da rilevare che Cayce insegnò che il chakra della corona è il sesto e
il terzo occhio è il settimo, perché, secondo lui, la vera via del kundalini è nella
forma di un cobra in posizione di attacco, rivelando che l’energia si alza nella spina
dorsale salendo fino alla base del cervello, poi al centro del cervello e della corona e
quindi, dopo essersi unito con l’energia universale attraverso la corona, scorre
verso i lobi frontali del nostro cervello e nel nostro terzo occhio (281-13).
Lo spettro di sette colori è rosso-arancione-giallo-verde-blu-indaco-viola e
corrisponde ai chakra nello stesso ordine delle note musicali, dal coccige al terzo
occhio (281-30).
Intoniamo per un momento questi canti antichi mentre immaginiamo lo
spostamento di colore e tono nel nostro corpo – dal coccige al cervello, dalla
densità alla luce dal terreno al celeste. Sentiamoci – come, secondo Cayce, ci
sentivamo nell’antico Egitto - “come se perdessimo anche il collegamento con il
corpo”. Quando facciamo risonare questo, eleviamo l’anima e la mente al di sopra
del corpo fisico nelle vibrazioni più leggere e più elevate e nell’espressione
radiante. Il canto passa da un a-a-ar-ar nelle parti inferiori del nostro corpo a r-r-r-r
nel petto e nella nuca, ad AR-AR-AR, che è una tonalità un po’ più alta e
leggermente più alta di volume, nel nostro cervello e nella testa: Ar-r-r-r-r-AR, Ar-r-rr-r-AR,
Ar-r-r-r-r-AR. Sentite come vi elevate, vi sollevate e diventate più esuberanti
e vi espandete al di là del corpo.
Ora proviamo a farlo con il canto effettivo del Tempio della Bellezza: Ar-r-r – Ouu-u
– Ur-r-r. E ancora: Ar-r-r – Ou-u-u – Ur-r-r. E ancora una volta: Ar-r-r – Ou-u-u –
Ur-r-r.
Con la pratica ci desteremo al nostro corpo portatore di luce.
A questo punto delle antiche iniziazioni, Cayce disse: “La profetessa appose il
sigillo della vita su ogni singola persona che attraversasse queste esperienze.”
(281-25) Questa guida e gli altri assistenti ci aiutarono a stabilire il campo di attività
in cui più spesso avremmo aiutato altri ad essere “nel mondo, ma non del mondo” –
per essere creature celestiali che solo temporaneamente si incarnavano in modo
terreno.
Ecco una domanda a Cayce da parte di 993, la reincarnazione della profetessa:
“(D) Apprezzerei ricevere tutte le informazioni riguardo al Tempio della Bellezza che
mi possono essere utili.”
“(R) Dio non ha voluto che alcuna anima sia perduta, ma per ogni tentazione ha
fornito un modo d’approccio. Pertanto l’uomo con il suo libero arbitrio decide con le
sue azioni se il corpo è come il tempio del Dio vivente C [come] il Tempio della
Bellezza, con le sue varie stazioni rappresentate nelle varie fasi della Sua
esperienza [qui Cayce si riferisce a Gesù, che chiamava “in grande iniziato”]; com’è
dimostrato nel corpo stesso in tutti quegli stimoli che sorgono attraverso emozioni,
attraverso la mente, attraverso le relazioni, attraverso la purificazione, attraverso la
consacrazione, attraverso la determinazione, attraverso la conoscenza C Il tempio –
il tuo tempio, il tuo corpo, la tua mente, la tua porzione della Coscienza di Dio – può
essere stimolato e risvegliato alle capacità dentro di te C” (281-25)
Ognuno di noi è stato segnato per essere una luce di conforto, premure,
consiglio e forze per altri durante il lungo viaggio attraverso le sette ere di anime
che si sarebbero incarnate in questo mondo. Le letture di Cayce indicarono molto
chiaramente che non saremmo stati qui per sempre, ma solo per sette ere.
Le sette ere
Cayce, come diversi altri profeti, vide che le anime umane saranno in questo
mondo solo per sette ere, ed ogni era ha delle lezioni specifiche da insegnare prima
che passeremo oltre per godere dell’universo intero che il nostro Creatore ha fatto
per noi.
La nostra prima era cominciò quando (com’è documentato nel libro biblico di
Giobbe) “le stelle del mattino cantarono insieme”. Questo passaggio parla del
momento in cui Dio venne da Giobbe e gli fece una domanda molto insolita:
“Dov’eri quand’io ponevo le fondamenta della terra? Mentre gioivano in coro le
stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio?” (Giobbe 38,7) Giobbe, all’epoca
circa sessantenne, deve essersi chiesto perché Dio gli facesse una domanda del
genere. Era perché, come vale anche per noi, l’anima di Giobbe era stata fra le stelle
del mattino e i figli di Dio. (Ovviamente “figli” si riferisce anche alle donne, perché i
“figli” erano piccoli dei in cui lo yin e yang, il femminile e maschile, non era ancora
stato diviso in corpi separati come lo sono oggi. La vostra anima è stata fra le stelle
del mattino e i figli di Dio.)
“(D) Quali furono i simboli dei sette stadi dello sviluppo dell’uomo?”
“(R) Il mondo come lo scarabeo. La nascita come il galletto. La Mente come il
serpente. La saggezza come il falco. Le varie attività nella croce, la corona, il
portale, la porta, la via.” (281-25)
1. Il mondo come lo scarabeo
Nel misticismo egizio, il mondo è visto in realtà come uno scarabeo - uno
scarabeo stercorario! Tuttavia gli antichi egizi insegnavano che dallo sterco della
vita umana si può, come fa lo scarabeo stercorario, arrotolare la propria sporcizia
verso il sole che sorge, piantare un seme in essa e, nel pieno meriggio, quando il
sole è al suo apice, quel seme darà alla luce la resurrezione. In altre parole, dal
letame della vita verrà una nuova vita, una nuova consapevolezza.
2. La nascita come il galletto
Il galletto o gallo è il simbolo di nascita, la nascita del nostro sé fisico, inferiore.
Come il gallo, una volta siamo stati arcisicuri della nostra bellezza e virilità, pronti
ad incarnarci pienamente nella materia e a trovare dei compagni, rammentando così
il passaggio nella Genesi 6,1-3: “E avvenne, quando gli uomini [i nostri aspetti
terreni, fisici] cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie e i figli
di Dio [i nostri aspetti divini, angelici] videro che le figlie degli uomini erano belle e
ne presero per mogli quante ne vollero [proprio come un gallo]. Allora il Signore
disse: ‘Il mio spirito non combatterà sempre nell’uomo, perché ora egli è anche
carne.’” Ma il gallo, nonostante tutto il suo desiderio fisico smodato, è
irresistibilmente spinto dal profondo a cantare quando la luce si fa strada
nell’oscurità, quando il sole sorge in un nuovo giorno, una nuova opportunità. Il
gallo più famoso nelle tradizioni mistiche è Abraxas, dagli gnostici egizi. Si credeva
che le sette lettere del suo nome fossero i simboli dei sette raggi di potere –
corrispondenti ai chakra.
3. La mente come il serpente
La mente come il serpente è rivelata nel giardino dell’Eden, quando ascoltammo
il ragionamento della nostra mente secondo cui potevamo disobbedire a Dio e “non
morire sicuramente”, come Dio aveva avvertito. Ma, quando avemmo mangiato il
frutto, la morte era molto peggiore di quanto non avessimo pensato. Il misticismo
egizio presenta due serpenti. L’uno chiamato Apep, che cerca di mordere i piedi
della nostra coscienza di Ra (coscienza di Dio), avvelenandoci con le sue distrazioni
e tentazioni, com’è indicato nella storia biblica dell’Eden; l’altro è alato e elevato dal
terreno. E’ un serpente sollevato che simboleggia la nostra capacità di elevare la
nostra coscienza ed energia sufficientemente per conoscere ancora la
consapevolezza superiore.
4. La saggezza come il falco
Il falco come saggezza è un simbolo della nostra capacità di vedere da una
prospettiva più elevata, come fa il falco da un kilometro sopra il terreno, sospeso
sui venti dello spirito. Questa è la mente superiore risvegliata. Nell’antico Egitto, il
messia era Horus, concepito in modo immacolato da Iside; la sua icona è il falco. La
mente superiore è il nostro redentore. Ci innalza ad una visione più vera.
5. La croce e la corona
La croce è simbolica per uno stadio chiave nel nostro sviluppo. Come Cayce
sostenne nella lettura 2475-1 (e in altre), è necessaria la crocifissione dei nostri
desideri egocentrici per far sì che ci svegliamo alla nostra vera natura eterna e alle
reali capacità di utilità che sono alla nostra portata come figli e figlie di Dio, come
piccoli dei ad immagine di Dio.
Cayce disse: “Si trova che tutti abbiano fatto questa esperienza: che ci fu la
necessità, per la comprensione dell’uomo, per l’ingresso del Figlio dell’uomo, e che
la Croce diventa l’emblema di Colui che offrì se stesso, spontaneamente. Per quella
causa, per quello scopo Egli venne nel mondo, affinché Egli stesso – superando il
mondo – potesse ottenere la Corona. Così, ciascuno nella propria vita, nelle proprie
esperienze, trova la sua Croce superando il mondo, superando quelle cose, quelle
condizioni, quelle esperienze che non solo avrebbe consentito di affrontare i
problemi della vita, ma anche di diventare eredi con Lui della Corona della Gloria.”
(262-36) Questa era può essere in correlazione con l’Era dei Pesci, che rapidamente
sta giungendo al termine.
6. Il portale, la porta
Il portale o la porta è nella nostra mente, nel cuore e nel corpo (come un chakra)
e noi lo controlliamo con il nostro libero arbitrio. Come lo Spirito di Dio ci informò
attraverso il discepolo Giovanni nell’Apocalisse: “Io tutti quelli che amo li
rimprovero e li castigo. Mostrati dunque zelante e ravvediti. Ecco, sto alla porta [del
vostro cuore, della mente e del corpo] e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e
mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.” (Apocalisse 3,19-20)
Diverse letture di Cayce indicano che il periodo in cui entriamo sia il momento per
aprire la porta verso una coscienza più elevata, un amore più grande e anche i
chakra superiori (secondo Cayce ce ne sono 12).
7. La via
La via è espressa nel vivere i due comandamenti più importanti: (1) amare Dio
con tutti noi stessi e (2) amare il nostro prossimo come noi vorremmo essere amati.
L’amore è la via. L’essenza di Dio è quella vibrazione, quello spirito che conosciamo
come amore. E’ il purificatore più potente in assoluto che ci ostacola – come scrisse
Pietro: “L’amore copre una moltitudine di peccati.” (1 Pietro 4,8) Quando viviamo
amorevolmente, veniamo a conoscere la gloria che fu nostra prima che il mondo
esistesse, quando fummo coscienti di essere figli e figlie di Dio, quando fummo le
stelle del mattino.
“Così mettetevi in sintonia che possiate stare in ascolto, non soltanto di un’unica
esperienza; ma piuttosto vivete e siate l’esperienza nei cuori di coloro che stanno
cercando di trovare la loro strada; sia nelle preoccupazioni del corpo o della mente
oppure se si perdono fra quegli scompigli.” (281-25)
“Per qualcuno siate l’esperienza che illumini la loro vita, il loro corpo, la loro
mente alla presenza del vostro Signore vivente, vostro fratello, il Cristo! Poiché Egli
ha promesso nelle Sue parole nel vostro stesso cuore, ciò che mantiene la
speranza, ciò che mantiene ardenti i fuochi del vostro stesso cuore, ‘se mi troverete
conoscerete la gioia del Signore.” (281-25)
Ancient Mysteries, estate 2010
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