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giovedì 25 aprile 2024

Stonehenge: Cayce, la Britannia e Israele

Diverse letture di Edgar Cayce si riferiscono ad emigranti da Israele che migrarono
in Britannia. Secondo queste letture, un gruppo di ebrei di alto rango (con la presenza
di almeno una principessa) lasciò la propria patria e costruì “altari” nelle vicinanze di
Stonehenge (vedi le “letture sulla vita” 3645-1, 1580-1, 1598-1, 2109-2). Il loro motivo per
fare un viaggio così lungo e pericoloso era sfuggire alla distruzione di Gerusalemme.
Questo data la migrazione a circa 586 a.C., quando i babilonesi saccheggiarono il
tempio, accecarono Zedekiah (l’ultimo re di Giudea) e gli uccisero i figli (Ger. 39, 6-
7). La Bibbia conferma, tuttavia, che le figlie di Zedekiah sopravvissero e vennero
portate in Egitto (Ger.43, 5-7). Sebbene non ci dica che cosa fosse avvenuto con loro in
seguito, la dichiarazione di Cayce che esse si recarono in Inghilterra è conforme con le
informazioni esistenti in altre fonti riguardo alle migrazioni da Israele verso l’Irlanda e
la Britannia.
Se certi manufatti rimossi dalle vicinanze di Stonehenge non fossero andate
perdute in seguito, potremmo avere ulteriore conferma della storia di Cayce. Lo storico
William Camden (dell’epoca di Elisabetta I.) racconta di un piatto di peltro con strani
scritti trovato vicino a Stonehenge. Più tardi questo piatto, con la sua strana iscrizione,
andò perduto. Lo stesso avvenne con una “pietra per altare” trovata durante le
escavazioni nel centro di Stonehenge negli anni ’20 del ‘600 e trasportata al palazzo di
San Giacomo a Westminster. Questa può essere collegata con la visita degli esuli ebrei.
Ma non lo sapremo mai finché non sarà ritrovata. Fortunatamente lo schema di
Stonehenge stessa ci fornisce altri indizi. La prima indagine veramente accurata del sito
venne condotta nel 1877 dal “padre” dell’archeologia moderna: Sir Flinders Petrie.
Questi pubblicò i suoi risultati nel 1880 in un libro dal titolo Stonehenge: Piani,
Descrizione e Teorie. Usando la tecnica della “metrologia induttiva” Petrie scoprì che i
costruttori di Stonehenge usarono due unità di misura: 22,48” e 11,68”. Egli identificò la
prima come un cubito usato dai fenici. Cosa ancora più importante, la misura di mezzo
cubito (11,24”) è vicina alla cifra 11,30”. Questa era l’unità di misura più comunemente
usata dai costruttori di tombe a Gerusalemme. La seconda unità impiegata a Stonehenge
è vicina al “piede romano” di 11,64”. Essa è ancora più vicina al piede greco di 11,69”
che venne usato dai costruttori del Partenone ad Atene. Dato che il Partenone è di
almeno mille anni più recente di Stonehenge, dobbiamo assumere o che l’unità
britannica venne portata in Grecia o che la Britannia aveva legami culturale con la parte
orientale del Mediterraneo (inclusa la Palestina) già molto prima dell’ascesa delle città-
stato greche,
L’anno 1965 vide la pubblicazione di un’altra opera di grosso
rilievo: Stonehenge Decodificata. Il suo autore, Gerald Hawkins,
analizzò gli allineamenti delle pietre con l’aiuto del computer. Per la
sorpresa - e dopo lo scetticismo iniziale - della comunità scientifica,
egli trovò che c’erano circa 95 allineamenti di importanza astronomica.
Questi includevano non solo la famosa alba del solstizio d’estate sopra
la pietra base, ma anche molti altri allineamenti con il sole e la luna. Il
più importante allineamento fra questi non riguardava i famosi cerchi e triliti di pietra,
bensì una fase di costruzione precedente. Questo era il “Rettangolo della Pietra Base”,
un insieme di pietre che fa parte della fase di costruzione che ebbe luogo fra il 2150 e il
2000 a.C., durante la tarda epoca delle piramidi e prima della costruzione del cerchio di
Sarsen. Come aggiunta a questo lavoro importante, Hawkins dimostrò anche che i
cosiddetti Buchi di Aubrey potrebbero essere stati usati come mezzi per tenersi al
corrente delle eclissi. Le scoperte di Hawkins provarono che Stonehenge è stata in
realtà un tempio consacrato al sole e alla luna. Ciò supporta l’affermazione di Cayce che
le pietre erano “altari che dovevano rappresentare le consacrazioni degli individui ad
un servizio nei confronti di un Dio vivente”. (3645-1) Perché, secondo gli insegnamenti
celtici (come anche degli antichi egizi) il sole e la luna erano gli occhi di Dio. E’ vero che
Stonehenge precede la distruzione babilonese di Gerusalemme di oltre mille anni. Però
possiamo supporre che quando Cayce ci dice che i rifugiati costruirono altari per il Dio
vivente, egli si riferisse a qualche sorta di restauro di questo importante monumentocalendario.

L’opera di Hawkins generò una nuova onda di interesse per Stonehenge che in quel
periodo era ancora aperto al pubblico per potervisi muovere a piacimento. Lo scrittore
successivo di una certa elevatezza a commentare sulle pietre fu John Mitchell. Questi
riprese l’indagine di Petrie e cominciò un’analisi attenta di simboli nascosti nello
schema alla base del modo di disposizione delle pietre. Nel suo libro straordinario
“Città di Rivelazione” (ora col nuovo titolo Le Dimensioni del Paradiso) egli mostrò
come lo schema di Stonehenge fosse basato sulla geometria sacra. Il cerchio esterno di
Sarsen aveva lo stesso perimetro del quadrato contenente il cerchio esterno di pietre
azzurre. Queste a loro volta racchiudevano una stella a sei punte, o “Sigillo di
Salomone”. Al centro di questa stella c’era un altro cerchio che definiva la collocazione
del ferro di cavallo interiore di pietre azzurre.
Ora questo schema deve risalire ad almeno 1500 a.C., e perciò è ancora antecedente
alla distruzione babilonese di Gerusalemme di quasi mille anni. La formazione a stella,
tuttavia, è significativa nel contesto delle letture di Cayce, visto che suggerisce
un’influenza ebraico-giudaica. Il gruppo di esuli ebrei forse conosceva l’importanza di
Stonehenge? Se non fu così è certamente una coincidenza straordinaria che, fra tutti i
luoghi possibili, essi abbiano scelto il santuario più importante in Britannia , e un
santuario costruito usando misure trovate anche a Gerusalemme e che conteneva la
stella ebraica a sei punte.
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