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venerdì 26 aprile 2024

Morte infantile improvvisa

La Sindrome di Morte Infantile Improvvisa
Gladys Taylor McGarey, M.D.
Furono le ore 5.30 del mattino a Wellsville, Ohio, quando fui
svegliata dal telefono, ed una mia paziente stava singhiozzando
dall’altra parte della linea.L’avevo aiutata a partorire un bimbo 18 mesi
prima. La notte precedente, quando aveva messo il bimbo a letto,
stava proprio bene, un bimbo felice di 18 mesi. Quando andò nella sua
stanza quella mattina trovò che egli aveva smesso di respirare.
Questa fu la mia prima esperienza con la sindrome di morte
infantile improvvisa, e non fui solo scioccata, ma devastata. Non riuscii
a dare un senso a quello che era successo. I genitori si sforzarono a
pensare che cosa avevano fatto, cosa avrebbero potuto fare, cosa era
accaduto, e non riuscirono a trovare alcuna risposta.
Feci fare un’autopsia e non riuscimmo a trovare alcuna patologia;
apparentemente il neonato non aveva avuto alcun problema. Anch’io
lottai con me stessa, cercando di riuscire a capire che cosa avevo fatto
o non avevo fatto che avrebbe potuto contribuire a questa morte di un
bimbo perfettamente sano. Non avevo le risposte e, sebbene ci siano
molte teorie nella medicina convenzionale riguardo alla causa della
sindrome di morte infantile improvvisa, ancora non abbiamo una vera
risposta e continuiamo a combattere mentre cerchiamo le risposte.
I medici e le famiglie allo stesso modo sono perseguitati da
domande, quando vengono confrontati con la morte di un bambino,
indipendentemente dalla causa. Ma solo quando mi imbattei nel
materiale di Edgar Cayce fui in grado di vedere qualche senso in
queste situazioni e di toglierle dal contesto emotivo profondo. Il
materiale di Cayce non scusa gli errori; non elimina il fatto che la gente
faccia degli errori e che il loro atteggiamento e le loro emozioni
influenzano il neonato. Però nella lettura che venne fatta per [2390]
riguardo alla sorella maggiore di Edgar Cayce, Leila Beverley Cayce,
che morì in tenera età (nonché in altre letture simili nelle
documentazioni che abbiamo a disposizione) cominciamo a farci
un’idea del piano eterno che ha un ruolo nella sindrome di morte
infantile improvvisa.
Le seguenti citazioni sono dalla lettura 2390-2:
“ . . . rispetto all’ingresso e l’attività e la partenza, l’influenza su
quelli intorno all’entità e quella sull’esperienza dell’anima dell’entità . .
.
“Perché la partenza e l’ingresso nel presente coprirono un ciclo
terreno . . . L’entità partì il 24 agosto 1876. Entrò di nuovo il 24 agosto
1910. Quindi un ciclo.”
Nell’incarnazione precedente l’anima si era impegnata in
“quell’attività che fece sì che l’entità cercasse la meditazione più
profonda - come indicato - o di realizzare la decisione di non vivere."
“Poiché la vita stessa – com’è stato dato - è una manifestazione di
Dio. Così un’anima, un’entità, può rimanere aggrappata alla vita
fintanto che vuole obbedire a ciò che è la coscienza riguardo al
rapporto dell’entità con la vita - o Dio.
“. . . condizioni che producono il desiderio da parte di tale entità
dinon mantenere la coscienza nella materialità. Così essa cerca dei
modi, delle maniere - come fece questa entità - di ritornare a
quell’obliterazione in cui la sua coscienza in quel periodo diventa
consapevole di . . .
Potete chiedere - giustamente - perché tali impulsi sono così ben
determinati nell’esperienza come viene indicato qui. Perché, come
dato, [sono] di un unico ciclo. Poiché, ricordate - la morte sul piano
materiale è nascita sul piano spirituale-mentale. La nascita sul piano
materiale è morte sul piano spirituale-mentale.
Non chiamatelo immaginazione. Perché - dato che ne avete
guadagnato e dato che ha fatto o costruito quel legame per mezzo
dell’attività durante l’esperienza, che ha portato una sintonizzazione
spirituale a coloro che avevano conosciuto l’entità anche solo per la
durata dei due anni e otto mesi (precisi) - può derivarne un’utilità, nel
forgiare la capacità di avere - fisicamente - ciò che essa desidera e
spera fortemente - la pace in Lui.”
Ho potuto cogliere dalle letture di Cayce una comprensione più
profonda sul perché una persona entra in questa vita e che cosa
significa la durata della vita. Noi tutti abbiamo delle lezioni da
imparare l’uno dall’altro. Che siano lezioni che l’anima stessa impara in
un breve periodo di tempo (persino nell’utero) e/o le lezioni che chi è
associato all’entità deve imparare, si può cominciare a capire che la
durata di vita di un’anima è veramente determinata dalle lezioni che
quell’anima deve imparare e come quell’anima insegna alla gente con
chi ha a che fare nell’esperienza di vita. Questo non parla di una
cessazione cosciente, premeditata della vita. Parla dell’espressione
interiore e profonda dell’anima. La lunghezza di vita in questa
dimensione non è una cosa banale, bensì è determinata dalle lezioni
che dobbiamo imparare.
In qualche modo sapere che c’è un piano che è più grande di quanto
ne siamo coscientemente consapevoli mi è stato enormemente utile
nell’affrontare le tragedie della vita.

(Venture Inward, marzo/aprile 2000)
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