La storia di Natale secondo Edgar Cayce
I dettagli ulteriori con cui le letture di Cayce contribuiscono alla storia di Natale ci permettono di avere un quadro più completo e comprensibile dell’ampio evento cosmico in questione con tutta la sua interazione di forze soprannaturali, personaggi zelanti e circostanze straordinarie, che tutti portano alla sua conclusione gioiosa e gloriosa nella nascita di Gesù Cristo. Nel suo complesso è un racconto istruttivo e ispirante sul potere e la presenza dell’Amore Divino unito a fede umana, abnegazione, coraggio e dedizione a un ideale spirituale che ha abbracciato i secoli passati. Ma è anche permeato di una dimensione senza tempo e una natura trascendentale in grado di nutrire tutti coloro che cercano la Sua luce nel presente.
La sacra storia rivelata nella narrazione di Cayce della storia di Natale può creare una comprensione maggiore dello scopo dietro la nascita di Gesù e del ruolo ultimo di quell’anima come l’espressione più piena del vero rapporto fra Dio e l’uomo. Ha inoltre il potenziale di risvegliare in noi la consapevolezza del nostro proprio bisogno di produrre il massimo in noi, affinché anche noi possiamo diventare come Lui, un’espressione dell’amore di Dio nei modi e momenti della nostra vita.
Una serie di letture eseguite verso la fine degli anni ’30 e all’inizio degli anni ’40 del secolo scorso per il gruppo di studio #1 A Search for God di Norfolk (262) e altre letture fatte per persone che, in vite passate, furono coinvolte nella preparazione dell’arrivo di Cristo forniscono molti dettagli descrittivi della nascita di Gesù che non sono menzionati nei racconti dei Vangeli. Fu nel rispondere a domande poste dal primo gruppo di studio A Search for God a Norfolk che la fonte di Cayce aggiunse particolari sul significato e senso più profondo che la nascita ha per ciascuno di noi.
In una di queste letture Cayce disse:
“Molte cose sono state riportate a questo riguardo dagli autori del Vangelo, specialmente da Luca; ma difficilmente se ne raccoglie un concetto perfetto a meno che voi come individui non cerchiate di sperimentare ciò che tale venuta ha significato o significa nella vostra vita come individuo. Poiché la conoscenza di una cosa o una condizione e la saggezza che è presentata in quell’avvenimento sono due cose diverse … Quando arrivano questi cambiamenti e voi fate conoscere quella che è stata la presa di coscienza della Sua Presenza nella vostra esperienza, per mezzo dei vostri rapporti, delle vostre conversazioni, della vostra vita con il prossimo, allora potete accelerare il giorno in cui Lui, Cristo, potrà entrare nel vostro stesso cuore, venire alla Sua propria gente, per regnare; sì, nei cuori e nelle vite!” (262-103)
Le letture fanno riferimenti specifici all’educazione e alla preparazione spirituali a cui dall’età di 4 a 16 anni Maria fu sottoposta nella comunità essena sul Monte Carmelo.
Apprendiamo altrove che gli esseni erano una setta religiosa ebraica solitaria di uomini e donne che abbracciava gli insegnamenti dei profeti ebraici da Elia in poi e accettava l’astrologia, lo studio dei cicli solari, numerologia e la reincarnazione come parte di una comprensione più ampia dell’interazione fra il Divino e l’esperienza umana.
Gli esseni erano consapevoli dell’arco temporale ciclico collegato con l’antica profezia riguardo alla venuta del Messia e della necessità di creare quelle condizioni che contribuiscono al suo compimento. A tale scopo si impegnarono ad istruire un gruppo scelto di ragazzine offerte dai loro genitori con l’intenzione che una di esse sarebbe diventata il canale attraverso cui la nascita potesse avvenire. Nel caso di Maria, ella aveva 4 anni quando sua madre Anna la presentò agli esseni. Maria e alcune altre novizie in seguito scelsero liberamente di consacrarsi a questo. Si pensa che avesse circa 12 anni quando fu scelta. Come Cayce lo descrisse, avvenne quando le ragazze salirono i gradini che conducevano all’altare sul Monte Carmelo in preparazione per le preghiere del mattino:
“In questo giorno, quando salirono i gradini tutte furono baciate dal sole mattutino, cosa che non solo offrì una bellissima immagine, ma coprì tutte di porpora e oro. Quando Maria raggiunse il gradino più alto … ci furono allora tuoni e fulmini, e l’angelo [Gabriele] prese l’iniziativa prendendo la bambina per mano davanti all’altare. Questo fu il modo della scelta, questo fu la presentazione della via; poiché in questo giorno particolare ella condusse le altre.” (5749-8)
Fu solo dopo che Maria aveva compiuto 16 anni che ebbe luogo il suo matrimonio con il più anziano Giuseppe che era un membro esseno. Anche questo avvenne sul monte Carmelo. Il racconto di Cayce inoltre conferma la versione del Vangelo della visita di Maria incinta presso la madre incinta di san Giovanni Battista, sua cugina Elisabetta molto più anziana, nelle colline della Giudea. Qui l’angelo Gabriele le apparve nuovamente.
Quando il momento della nascita si avvicinò, la coppia si recò a Betlemme. Fu un viaggio di diversi giorni e ritardi dovuti alla gravidanza avanzata di Maria. Arrivarono in una serata fresca di ciò che sarebbe il 6 gennaio o il 19 marzo, nell’anno 4 d.C. La discrepanza delle datazioni fornite in letture diverse è dovuta, a quanto pare, ai diversi cambiamenti nel calcolo del tempo da allora, insieme con ciò che Cayce descrive come variazioni derivanti dall’”archivio” dell’anima dell’individuo che cercava le informazioni. Egli ci dice che la strada verso Betlemme era molto affollata di pastori e gente che veniva dalle colline della Giudea per essere registrata per le tasse. Maria e Giuseppe non viaggiavano da soli, bensì erano accompagnati da alcuni assistenti di Giuseppe e da altri.
All’arrivo alla locanda a Betlemme questa si era affollata di un assortimento di altri viaggiatori la cui presenza e comportamento resero la locanda inappropriata per la nascita del bambino beato. Risate e parole di scherno salutarono Giuseppe al suo arrivo con la moglie molto più giovane e molto incinta. Ciò fu particolarmente sconvolgente per la figlia del locandiere, Sarapha, che non riuscì a capire perché suo padre sembrava tanto crudele da chiedere a Maria incinta di andare via. Ciò che Sarapha non sapeva era che suo padre era esseno, un membro della stessa setta ebraica di Giuseppe e Maria. Per questo la famiglia era andata proprio in questa locanda.
Per proteggere Maria e Giuseppe da altre ingiurie e dalle condizioni preoccupanti all’interno al locandiere sembrò la cosa migliore mandare via la coppia. Come Cayce lo descrisse, la locanda non era comunque il posto giusto.
“Niente posto nella locanda! Poiché nessuna locanda, nessuna stanza, poteva contenere ciò che stava per essere dato in una forma manifesta!” (262-103)
Subito le persone insieme con la coppia e quelli che erano consapevoli dell’urgenza del momento cercarono un posto in cui si poteva trovare velocemente riparo e intimità. Di conseguenza Maria e Giuseppe trovarono rifugio nelle vicinanze in una stalla o grotta.
“Rimani fedele a quello, Oh Figlia del Locandiere, oh Spettatrice della Sua Gloria; Oh i sentimenti gioiosi, benevoli che colmano la tua anima e il tuo essere con la ricchezza della terra riversata ai Suoi piedi, con quelli sperimentati dagli umili pastori che giunsero per assistere a quella visione gloriosa, e anche a loro non fu impedito di guardare il volto del loro Salvatore. E anche tu, oh Figlia, puoi conoscere il Suo volto – ma entra dentro di te! Poiché là puoi incontrarLo, come così spesso hai fatto in quei giorni, quelle settimane, quei mesi, quegli anni in cui hai verificato nel tuo intimo sé quelle esperienze gloriose, quegli avvenimenti gloriosi di quel giorno in cui il Bimbo, il bambin Gesù giacque nelle tue braccia. Poiché Egli è molto vicino a tutti quelli che ricorrono al Suo sacro nome. Egli ha promesso, e le Sue promesse sono
Giuseppe e Maria a Betlemme certe, a te – a te – a te; e dentro di te tu puoi sapere! Non ascoltando quelle paure, ma ascoltando quelle cose proprio come le hai udite durante quei giorni quando quei prodigi furono una parte così intima della tua esperienza. Abbraccialo ora, proprio come hai fatto in quel giorno glorioso quando la terra vide, udì e sentì che il suo Re, il suo Creatore, si era accollato la terra e ne era diventato una parte. Così puoi anche tu accollarti Dio – in Lui, e diventare una parte dei Suoi rapporti con l’uomo!” (1152-3)
“Poi – quando la speranza sembrava svanita – gli angeli messaggeri cantarono. Apparve la stella che fece meravigliare i pastori, che provocò timore reverenziale e costernazione a tutti quelli che si trovavano intorno alla locanda; alcuni scherzarono, altri furono presi dalla convinzione che le cose sgarbate dette dovevano di necessità essere rimesse a posto rispetto a ciò che stava accadendo. Tutti furono in soggezione quando la luminosità della Sua stella apparve e risplendette, quando la musica delle sfere portò quel coro gioioso, ‘pace sulla Terra! Buona volontà agli uomini di buona fede.’ Tutti sentirono le vibrazioni e video una grande luce – non solo i pastori sopra quella stalla, ma anche quelli che si trovavano nella Locanda. Certo, quelle condizioni dovettero in seguito essere dissipate dagli scettici che dissero alla gente che erano stati sopraffatti dal vino o cos’altro. Proprio quando giunse la mezzanotte ci fu la nascita del Maestro.” (5749-15)
I pastori, che avevano visto e udito gli avvenimenti insoliti, presto arrivarono, come anche la figlia del locandiere, Sarapha, che aveva un’età simile a quella di Maria e che in seguito sarebbe diventata la sua amica.
Quando quella sera l’entità uscì all’aperto, lo splendore della Sua stella si avvicinò sempre di più. E l’entità udì [l’Angelo], proprio come i Pastori, ‘pace sulla Terra, buona volontà verso gli uomini.’” (1152-3)
Sarapha fu tanto sopraffatta dal timore reverenziale per ciò che udiva e alla vista nel neonato nelle braccia di Maria che domandò se poteva tenere in braccio il bimbo. La richiesta fu accolta.
“Quando questo diventò realtà ci furono quei sentimenti, quelle esperienze – Oh, che il mondo potesse conoscere la bellezza, la gioia, la gloria delle esperienze della Sua Vita nei propri cuori, nelle menti e nelle anime!” (1152-3)
Tenere in braccio l’infante Gesù avrebbe avuto un influsso profondo sulla vita di Sarapha, come anche gli eventi nei giorni successivi, quando rimase a fianco di Maria e si prese cura di lei e dei bisogni del neonato.
“Lì [nella stalla] l’entità vide inoltre i pastori raccogliersi, lì, il giorno dopo, l’entità vide anche i Re Magi – con i loro animali o cammelli carichi, con tutto il loro elogio per coloro che avevano continuato ad avere fede, operando e proteggendo, custodendo e aiutando coloro che erano bisognosi, che erano soli – ma Dio con loro! Ci furono quelle esperienze della presenza e anche di ciò che fu espresso in quelle lingue sconosciute all’entità, benché l’entità conoscesse, pensasse, sentisse e sperimentasse la riverenza e la soggezione dimostrata da tutti”. (1152-3)
Apprendiamo che, sebbene fossero offerti tutti i tipi di assistenza, Maria preferì restare nella stalla fino a dopo la circoncisione e fino alla fine del consueto periodo di 30 giorni di purificazione.
Cayce ci coinvolge in un’interpretazione più metafisica dell’evento. Dopo aver riconosciuto la validità del racconto storico come descritto nel Vangelo di Luca, Cayce mette in evidenza che il concetto perfetto di ciò che la nascita significa può essere conosciuto solo da coloro che cercano di sperimentare ciò che un tale avvento significa nella propria vita. Maria e Gesù desideravano entrambi di dare il concetto più perfetto del rapporto dell’umanità con il Creatore. La lezione per noi tutti è essere disposti a diventare un canale per l’espressione dell’amore di Dio nel mondo. In questo modo le preparazioni per la venuta di Cristo sono per noi indicazioni del lavoro richiesto per causare in noi la nascita di quella stessa Coscienza Divina.
Attingendo da questa storia possiamo ben porci alcune domande principali. In che modo ci prepariamo spiritualmente, mentalmente e fisicamente per il bambino Cristico in noi? Cerchiamo di purificare il corpo, disciplinare la mente e determinare un equilibrio olistico fra lo spirituale, mentale e fisico per poter diventare dei canali migliori per la presenza di Dio? Prendiamo parte alla meditazione giornaliera o ad altre pratiche che ci permettono di sintonizzarci di più col Divino? Siamo impegnati in un gruppo o in una chiesa che per sua natura ci avvicina di più alla Coscienza Cristica? Cerchiamo Dio avvicinandoci alla natura? Prestiamo attenzione a quei sogni, sollecitazioni interiori, intuizioni e influenze angeliche che ci invitano a seguire la luce – la stella celeste che splende in noi?
Di tanto in tanto gli individui nel gruppo di studio che cercavano queste informazioni ricevevano consigli e venivano incoraggiati a cercare di essere canali, ciascuno secondo le proprie capacità, per l’espressione amorevole delle Forze Creatrici universali.
“Allora che cosa state facendo al proposito nella vostra vita quotidiana, nella vostra conversazione quotidiana? Poiché non con la forza né col potere, bensì nella voce della coscienza che parla dentro di voi potete conoscere ciò che Lui ha detto così spesso – ‘Pace – sono io! Non temete, sono io’, il vostro Salvatore, il vostro Cristo; anzi, voi stessi che incontrate quel neonato nel vostro stesso sé interiore che può crescere proprio come Lui per essere un canale di benedizioni per gli altri!” (262-103)
Ripetutamente le letture ci ricordano che la nascita del Cristo non è soltanto avvenuta circa 2000 anni fa, ma continua a essere una realtà vivente in questo grande evento in svolgimento che è la venuta sulla terra, attraverso noi tutti, della Coscienza Cristica universale.
“Poiché non ci fu mai un tempo in cui non c’è stato un Cristo e un Natale.” (262-103)
Quando celebriamo questa stagione spirituale, possiamo noi riconoscere, onorare e incarnare quell’impegno, dedizione e propensione a servire che portarono Giuseppe e Maria a manifestare l’amore per Dio e per l’uomo.