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sabato 20 aprile 2024

Tradurre le Letture di Cayce

Chi ha ricevuto una lettura da Edgar Cayce sa che il linguaggio in cui veniva espressa era spesso
difficile da capire. Le frasi complicate e le espressioni bizzarre sono evidenti, e chi vede quei
passaggi per la prima volta potrebbe senz’altro chiedersi se qui non si ha voluto rendere le acque
torbide per farle sembrare profonde.
Un tale sospetto è comprensibile, ma chi ha studiato il materiale in modo accurato, imparziale e
approfondito sa che è del tutto ingiustificato. Attraverso ciò che un critico chiamò le “tortuosità
verbali sconclusionate, ridondanti, ambigue e sfuggenti” passa una corrente di grande e autentica
importanza. Migliaia di persone la cui salute fisica è stata trasformata e le cui difficoltà
psicologiche sono state risolte dal contenuto delle letture sono testimoni di questo fatto.
Ma rimane la domanda: perché il linguaggio era così strano? Perché il discorso medianico
ambiguo? Perché non dire direttamente “questa è una vanga” invece di svicolare dicendo “questo,
come troviamo, ha a che fare non con la coscienza nella spiritualità (come concepita
comunemente), ma piuttosto con la coscienza nella materialità, condensata in ciò che è noto o
chiamato, nel presente, un attrezzo della vanga, o una vanga.”
A questa domanda non possiamo dare una risposta autentica completa perché non siamo in
possesso di tutti i fatti del caso. Ma possiamo trarre alcune deduzioni ragionevoli da ciò che le
letture stesse hanno offerto come spiegazione e possiamo fare una valutazione intelligente di tutti
i fatti come li conosciamo, in relazione al fenomeno del linguaggio in generale.
In primo luogo bisogna riconoscere che il sig. Cayce non era un medium nel senso abituale della
parola. Era la sua stessa mente subconscia – altamente sviluppata e allenata nelle incarnazioni
passate in Egitto e Persia – la quale, quando la coscienza normale veniva messa da parte nel
sonno, diveniva attiva ed era in grado di sintonizzarsi con qualsiasi fonte fosse necessaria per
ottenere le informazioni desiderate.
Le fonti a cui l’entità-anima del sig. Cayce attingeva erano, come le letture stesse spiegavano, le
seguenti:
 la mente subconscia dello stesso Edgar Cayce
 le menti subconsce di altri individui sul piano terrestre; quando veniva eseguita una
lettura, le informazioni arrivavano in parte dal subconscio di colui per il quale veniva fatta
la lettura
 le menti subconsce di entità disincarnate sul piano dello spirito
 le menti delle anime di maestri elevati
 le Cronache Akashiche
 la coscienza cosmica universale
Ora sembra del tutto chiaro che, da qualunque fonte ottenesse le sue informazioni, egli parlava
da un punto di vista infinitamente più vasto e complesso di quello di un uomo terrestre, ed è forse
per questa ragione che sorge una difficoltà di linguaggio. La scelta di parole è spesso elaborata;
le frasi sembrano scelte da una prospettiva strana e insolita – simile a uno studio fotografico
scattato da un’angolazione e una messa a fuoco a cui di solito non si pensa.
Quale fosse esattamente il meccanismo del linguaggio non è mai stato spiegato dalle letture
stesse, a eccezione di osservazioni molto
frammentarie sul fatto che realtà di dimensioni più
elevate non possono facilmente essere espresse in
termini tridimensionali. Questo sembra
ragionevole. Mettendo insieme ciò che le letture
stesse hanno detto, con le impressioni linguistiche
che si raccolgono esaminando le letture, si arriva a
qualche conclusione abbastanza soddisfacente.
Sono impressioni di qualcuno che parla una lingua
straniera; o una persona di un’epoca antica che cerca di parlare rivolgendosi ad un’era moderna;
o una persona altamente istruita o un accademico che cerca di farsi capire dagli incolti o non
accademici.
La prima impressione – quella di una persona che cerca di parlare in una lingua straniera – è
molto forte. Principalmente si ha una sensazione come se un filosofo molto colto e benevolo di
un paese molto remoto, diciamo Cina o Afganistan, stesse tentando di parlare in inglese – e la
lingua inglese, com’è noto, è difficile per gli stranieri. Modi di dire in madrelingua, l’uso goffo del
linguaggio ed evidenti errori di sintassi e grammatica, uniti in modo strano ad una sporadica
perfezione di sintassi, sono tipici del linguaggio di stranieri – che spesso usano congiuntivi e
pronomi con maggiore precisione di noi stessi, e di conseguenza il loro parlare sembra artificioso.
Inoltre l’uso di espressioni arcaiche nelle letture, come “oft” [invece di “often”=spesso n.dt.],
“babe” [invece di “baby”= bimbo, n.d.t.], “wilt” [invece di “you will”= tu vuoi n.d.t.] indica che chi
parla è uno straniero non solo nello spazio ma anche nel tempo. Queste forme antiquate di
inglese forse si rifanno alla prima incarnazione americana del sig. Cayce; e modi caratteristici di
usare certe parole, come “same” [lo stesso, n.d.t.] e “self” [sé, stesso, n.d.t.] (come, p.e., “l’entità,
ricordando lo stesso, farà grande progresso”, e “Dapprima analizza te stesso”) sono forse
idiomatici in una delle lingue antiche, egiziano o persiano, che l’entità-anima del sig. Cayce
conosceva in passato.
L’ampollosità di molti passi nelle letture dà origine ad una terza impressione ancora – cioè quella
di un individuo molto più istruito della persona a cui sta parlando e che sta cercando di parlare
abbassandosi sul livello della seconda persona. Ciò presenta delle difficoltà sia psicologiche sia
linguistiche. Dottorandi e professori, p.e., (per non parlare di redattori di leggi sull’imposta sul
reddito) sono noti per il loro uso di uno stile incomprensibile per la maggior parte delle persone.
In alcuni casi ciò può essere dovuto ad affettazione o a quel tipo di incapacità sociale che deriva
da molti anni di isolamento accademico. Ma generalmente vi è fra questo tipo di persone una
vera assuefazione a certe costruzioni linguistiche che riescono ad abbandonare solo con fatica.
L’ampiezza, la sottigliezza e la complessità del loro pensiero è qualcosa a cui le persone senza
istruzione non sono abituate. La necessità, quindi, di farsi comprendere da persone la cui visione
è priva di preoccupazioni ideologiche o tecniche e il cui linguaggio è grossolano e adatto agli scopi
semplici per guadagnarsi da vivere, crea spesso delle difficoltà.
La difficoltà nell’esprimersi evidentemente
riscontrata da chi forniva le informazioni nelle
letture sembra del tutto paragonabile. Suonano
come il linguaggio di un uomo che, a causa della
consueta elevatezza dei suoi pensieri, è impacciato
quando cerca di parlare su un livello diverso dal
proprio. E, cosciente della propria goffaggine, egli
diventa ripetitivo nello sforzo desideroso di
essere chiaro.
Infine si ricordi che le letture venivano fornite dal punto di vista di una coscienza ampliata – vale
a dire, la fonte delle informazioni aveva dimestichezza con molte dimensioni e doveva
condensare ciò che sapeva in termini tridimensionali. Per noi questo è qualcosa di difficile da
capire, perché siamo tutti completamente integrati in una coscienza tridimensionale, tanto che
non riusciamo a concepire realtà di quattro, cinque, sei, sette o più dimensioni. Tuttavia
matematici e fisici, nonché occultisti e chiaroveggenti ci assicurano che dimensioni più elevate
esistono, e le letture stesse, come indicato in precedenza, spesso si riferiscono a questo fatto.
Per apprezzare la difficoltà insita nel ridurre delle conoscenze in termini più ristretti di quelli
davvero adeguati per descriverle, si potrebbe provare con un piccolo esperimento.
Si potrebbe cercare di fare una descrizione di qualcosa, p.e. la bandiera americana, senza usare
alcuna parola contenente la lettera “r”, in base all’assunto di parlare a una persona la cui versione
della lingua inglese non contenga alcuna lettera “r”.
Sembra un compito semplice, ma appena affrontereste i suoi aspetti basilari, vi rendereste conto
che non potreste usare né la parola “star” [stella, n.d.t.] né la parola “strisce”. Il vostro primo
compito sarebbe trovare altri modi di esprimere quelle idee. Nemmeno “barre” potrebbero
sostituire “strisce” e forse “banda” sarebbe l’equivalente più vicino a disposizione. Per “stars”
potreste dapprima scegliere “figure a cinque punte” e accorgervi che “figure” sarebbe
incomprensibile per un popolo senza “r”, così decidereste per la versione “simboli a cinque punte
di corpi celesti”.
La preoccupazione seguente sarebbe “rosso”. Non potreste dire né “tonalità più scura né più
profonda di pink”, ma alla fine vi avvicinereste all’idea dicendo “pink intenso” o forse “pink
passione”.
Le vostre difficoltà, però, non sarebbero finite. Non potreste dire che ci sono tredici bande che si
alternano nel colore, né potreste indicare che ci sono quarantotto stelle che rappresentano i
quarantotto stati degli Stati Uniti d’America.
Escogitando circonlocuzioni per tutti queste parole “vietate” – o, in un certo senso, non esistenti
– potreste alla fine rassegnarvi a una descrizione simile alla seguente:
“Il vessillo degli Stati Uniti del Continente dell’Ovest (cioè, il suolo svelato da Colombo) consiste
di otto e cinque bande di bianco e di una tinta simile al pink intenso o
pink passione, o al vino, cioè la tinta del sangue – una banda di bianco e
poi una banda di questa tinta. In alto il vessillo ha un campo di blu sul
quale venti e ventotto simboli a cinque punte di corpi celesti, di cui
ciascuno è un simbolo di venti e ventotto stati, costituiscono il suolo.”
Ciò sembra straordinariamente simile a una lettura – e la sua goffaggine nasce dalla stessa causa
di base.
Le letture, naturalmente, non hanno bisogno di scuse. Il loro merito è stato dimostrato migliaia
e migliaia di volte in così tanti casi straordinari che l’autenticità della loro chiaroveggenza
semplicemente non può essere messa in dubbio. Ma è sembrato utile scrivere questo articolo per
portare allo scoperto una faccenda che, almeno per alcune persone, sembrano un ostacolo
insormontabile per poter accettare in pieno le letture.
In questo contesto è bene ricordare, tuttavia, che la sostanza, la sincerità o il valore intrinseco di
un messaggio non può sempre essere giudicato dal linguaggio in cui è trasmesso. Alcune delle
migliori scritture nel mondo civilizzato, p.e., ci sono nel campo della pubblicità. La prosa più
poetica - sensibile, diretta, dinamica – si trova nei testi pubblicitari, e spesso le pagine di
pubblicità offrono una lettura più compatta, interessante e istruttiva del testo della rivista stessa.
Ma il più delle volte quella scrittura magnifica è il manto per un messaggio bugiardo, un appello
ipocrita, facendo leva in modo sottile, deliberato e grossolanamente egoista sulla sensibilità del
lettore.
Usate in ogni modo le vostre facoltà di discriminazione e di giudizio critico riguardo alle letture
di Cayce. Ma non permettete che la goffaggine del linguaggio vi svii dal valore autentico dei loro
contenuti.
[Nota: Questo articolo è stato scritto nel 1945 quando gli Stati Uniti avevano 48 stati.]
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